E’ stata sventata la pericolosa deriva internazionale che rischiava di mettere sul banco degli imputati i principali prodotti del Made in Italy a causa del loro contenuto in sale, zucchero e grassi anche con l’apposizione di allarmi, avvertenze o immagini choc sulle confezioni per scoraggiarne i consumi. Grazie, infatti, al pressing di Coldiretti, nella temuta versione definitiva del documento del Terzo Forum di alto livello delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili non si menziona più l’ipotesi di apporre strumenti dissuasivi su prodotti alimentari e bevande.
Una battaglia sostenuta dalla nostra Organizzazione per evitare di promuovere in tutto il mondo assurdi sistemi di informazione visiva come quello adottato in Cile dove si è già iniziato a marchiare con il bollino nero, sconsigliandone di fatto l’acquisto, prodotti come il Parmigiano, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi. O come il caso dell’etichetta a semaforo adottata in Gran Bretagna che finisce per escludere nella dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole, come il nostro olio extravergine delle colline di Brisighella o la carne di Vitellone di razza Romagnola, per favorire invece il consumo di prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.
“Il bisogno di informazioni del consumatore sui contenuti nutrizionali deve essere soddisfatto nella maniera più completa, trasparente e dettagliata, ma anche con chiarezza, a partire dalla necessità di usare segnali univoci e inequivocabili per certificare le informazioni più rilevanti per i cittadini mentre sistemi troppo semplificati cercano di condizionare in modo ingannevole la scelta del consumatore”, è il commento del Presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte. Un corretto regime alimentare, infatti, si fonda sull’equilibrio nutrizionale tra i diversi cibi consumati e non va ricercato sullo specifico prodotto. “E’ stato scongiurato – conclude Dalmonte – un pericolo rilevante per l’agroalimentare della nostra provincia, la più vocata agli scambi commerciali di tutta la Romagna, tanto che nel 2017 il solo valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari ravennati fuori dai confini nazionali ha toccato quota 670 milioni di euro e nel solo primo trimestre dell’anno in corso i 148 milioni, con una crescita del 25,7% rispetto allo stesso periodo 2017”.