La riapertura di bar e ristoranti per il servizio al tavolo consente la riprese delle attività solo ad 1 locale su 2 che può contare su spazi all’aperto, percentuale che sale al 100% nel caso degli agriturismi che hanno a disposizione ampie aree immerse nel verde, aie e cortili. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sugli effetti delle nuove regole per le aperture che scattano il 26 aprile.
“I nostri agriturismi e le fattorie didattiche della provincia di Ravenna – spiega Stefano Gardi, presidente provinciale di Terranostra, l’associazione degli agriturismi di qualità Coldiretti – si stanno organizzando per l’accoglienza e per offrire agli ospiti la possibilità di fare visite didattiche, pranzare e cenare nel verde. Ogni azienda – prosegue Gardi – si sta preparando per garantire la sicurezza a visitatori e villeggianti e la possibilità di aprire nel rispetto delle nuove regole riconoscendo il vantaggio di poter ovviare alle difficoltà che si registrano maggiormente nei centri urbani, stretti tra traffico ed asfalto. Le nostre strutture, spesso situate in zone isolate e ricavate all’interno di casolari con ampi spazi all’aperto, sono probabilmente i luoghi più sicuri, dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche”.
“Speriamo che la possibilità di riaprire le attività di ristorazione sfruttando gli spazi all’aperto – gli fa eco Assuero Zampini, Direttore di Coldiretti Ravenna – possa dare respiro agli agriturismi. È una misura attesa dopo che le chiusure a singhiozzo dall’inizio della pandemia hanno tagliato i redditi degli operatori con perdite di fatturato superiori anche al 60-70%. Sicuramente le aziende agrituristiche, a gestione familiare, con un numero contenuto di posti letto e a tavola, possono contare su ampie aree all’esterno per assicurare il necessario distanziamento a tavola dato che in campagna, le distanze, si misurano in ettari e non in metri”.
L’agriturismo – sottolinea Coldiretti – svolge un ruolo centrale per la vacanza Made in Italy post covid perché contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità nelle campagne italiane per garantire il rispetto delle distanze sociali ed evitare affollamenti e assembramenti.