“Sull’approvvigionamento idrico le istituzioni preposte devono assumersi la responsabilità di decidere, non è più tempo di tergiversare, ne va dei raccolti e delle produzioni di qualità della nostra collina”. È un appello accorato quello che il Presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte rivolge alle strutture della Regione Emilia-Romagna che da giorni hanno tra le mani la richiesta di deroga al blocco prelievi ad uso irriguo per i fiumi Lamone e Senio, presentata dall’Organizzazione agricola.
“Frutteti e vigneti di collina, in un momento cruciale per il buon esito del ciclo produttivo, sono assetati e necessitano di essere irrigati – puntualizza Dalmonte – ci chiediamo, dunque, dato che l’anno scorso la stessa era stata concessa con livelli idrometrici ben più bassi, cosa stia aspettando ora la Regione a firmare la deroga al Deflusso Minimo Vitale a fini irrigui”.
Questo provvedimento consentirebbe di chiudere il cerchio di una stagione produttiva che, a parte un punto di domanda sulle albicocche, non sta riservando le delusioni degli anni scorsi, tanto che ancora oggi – nonostante speculazioni di filiera e importazioni sospette – non risultano per la frutta estiva prezzi in caduta.
“Capitolo a parte, come detto, quello delle albicocche per le quali – afferma Dalmonte – vista la scarsa quantità di prodotto sia a livello nazionale che comunitario, ci saremmo aspettati quotazioni migliori”. Purtroppo a ‘dopare’ i prezzi al consumo, ben diversi da quelli riconosciuti ai produttori, sono intervenuti fattori interni al limite della legalità, come le speculazioni sui prezzi, anche mediante doppie aste al ribasso operate dalla Gdo, nonché fattori esterni illegali come il controllo monopolistico dei mercati operato dalla malavita in certe realtà territoriali – con il prodotto che partito dal Sud Italia è finito ad inquinare i mercati ortofrutticoli del nord – registrando la falsificazione delle tracce di provenienza dell’ortofrutta, scoperta proprio sull’etichettatura di albicocche importate dal Nord-Africa e poi spacciate per italiane. “Purtroppo – commenta il Presidente Dalmonte – nonostante i passi avanti, permangono ancora ampie zone d’ombra per cui ogni giorno rischiano di finire nel piatto alimenti di bassa qualità e di origine incerta. Al fine di ottenere più tutele per i produttori agricoli e più trasparenza per i consumatori finali – prosegue – è quanto mai urgente giungere all’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, esse consentirebbero di garantire sicurezza alimentare, recuperare risorse economiche per i nostri agricoltori e generare nuova occupazione”.
Altro punto fondamentale, peraltro inserito da Coldiretti nel Manifesto Politico per l’Agricoltura sottoscritto prima del voto di marzo da Movimento 5 Stelle e Lega, è l’eliminazione del segreto sulle importazioni: “Una misura – spiega Dalmonte – che consentirebbe di mettere finalmente in trasparenza i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per la produzione alimentare, compresi mosti d’uva e sottoprodotti vitivinicoli che proprio grazie alla garanzia dell’anonimato finiscono spesso per agevolare fenomeni speculativi che si riflettono pesantemente sul prezzo pagato ai nostri produttori”. Restando sul tema dell’uva, con la vendemmia che incalza, il Presidente si dimostra ottimista: “La stagione deve ancora partire, sappiamo che in 4-5 regioni solitamente molto produttive ci sarà un calo importante, e lo stesso è atteso anche in alcune zone vocate d’Europa, qui nel Ravennate, invece, il prodotto c’è, è di ottima qualità e anche la domanda, soprattutto per alcune tipologie che ci attendiamo facciano da traino a tutto il settore, è piuttosto sostenuta. Al momento, quindi – conclude – consapevoli degli spazi di mercato esistenti, possiamo e dobbiamo guardare alla raccolta con positività, senza pensare alle strumentali stagnazioni dei prezzi dei vini, al falso allarme delle giacenze in cantinao agli alibi che certe frange dell’industria sono così brave a creare ad arte”.