Il cibo è diventato la prima ricchezza dell’Italia per un valore di 580 miliardi di euro nel 2022 nonostante le difficoltà legate alla pandemia e alla crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti diffusa in occasione dell’inaugurazione del XX Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato a Villa Miani a Roma.
Il Made in Italy a tavola vale oggi – sottolinea Coldiretti – quasi un quarto del Pil nazionale e, dal campo alla tavola, vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Una rete diffusa lungo tutto il territorio che – spiega la Coldiretti – viene quotidianamente rifornisce i consumatori italiani ai quali i prodotti alimentari non sono mai mancati nonostante pandemia e guerra.
Non a caso con un balzo del +16% è record storico per le esportazioni alimentari Made in Italy nel 2022 anche se a preoccupare sono gli effetti del conflitto in Ucraina con i rincari energetici che stanno colpendo i consumi a livello globale, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero relativi ai primi otto mesi del 2022 che vedono le esportazioni alimentari in aumento sul record annuale di 52 miliardi fatto registrare nel 2021.
In Germania, che è il principale mercato dei cibi e bevande italiane, si segnala – sottolinea la Coldiretti – un aumento dell’11% mentre negli Stati Uniti che si classificano al secondo posto la crescita è del 22% e in Francia che chiude il podio con un +14%. Una crescita – precisa la Coldiretti – si è verificata anche nel Regno Unito con un +13% nonostante la Brexit, la crisi economica e l’instabilità politica interna, ma preoccupa il crollo del 22% in Cina dovuto probabilmente anche alle conseguenze della pandemia Covid.
A pesare sono le difficoltà del mercato interno dove il carrello della spesa sta costando agli italiani il 4,4% in più rispetto allo scorso anno ma si alleggerisce in termini di volume con riduzioni che coinvolgono tutte le categorie con percentuali che vanno da -1% del latte fresco al -9% per l’ortofrutta fino -31% del pesce fresco, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea relativi ai primi nove mesi del 2022.
Una situazione che mette in difficoltà un’agricoltura che è la più green d’Europa con – evidenzia la Coldiretti – la leadership Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (319), 526 vini Dop/Igp e 5.333 prodotti alimentari tradizionali e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori. Il Belpaese – continua la Coldiretti – è il primo produttore Ue di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.
L’intera filiera dell’agroalimentare italiano dalla produzione agricola all’industria di trasformazione sino alla grande distribuzione sta infatti subendo ingenti danni derivanti dalle attuali pressioni economiche determinate dai prezzi dell’energia con valori 10 volte maggiori di molti concorrenti esteri. La produzione agricola e quella alimentare in Italia secondo la Coldiretti assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 Mtep all’anno. Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica (4,7 Mtep). Il comparto alimentare richiede invece – continua la Coldiretti – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro (8,6 Mtep). Si tratta di una bolletta energetica pesante nonostante nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni anche con l’adozione di tecnologie 4.0 per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione.
“Affinché venga garantita la sicurezza alimentare, chiediamo un intervento urgente a supporto dell’intera filiera, volto a mantenere in attività un settore che la stessa Commissione europea nella Comunicazione sull’energia ha indicato come strategico, invitando gli Stati membri a tutelarlo prioritariamente” ha affermato il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel chiedere di “prevedere per l’agroalimentare le stesse percentuali di credito di imposta previste per le imprese energivore e di assicurare l’assegnazione di energia a prezzi amministrati per il periodo strettamente necessario al superamento dell’emergenza”.