Un frutto su dieci scompare dalle tavole degli italiani che hanno tagliato gli acquisti (-10%) crollati ai minimi da inizio secolo. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti presentata al tavolo ortofrutticolo convocato dal Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida sulla base dei dati Cso Italy relativi al primo semestre dell’anno gli italiani – sottolinea la Coldiretti – hanno ridotto del 25% le quantità di angurie, del 15% i meloni, del 14% le arance, del 5% le fragole ma il taglio ha riguardato anche gli ortaggi (-6%).
Il brusco calo ha fatto scendere il consumo individuale sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona, da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per una dieta sana. Un dato ancora più allarmante, siamo intorno ai 250 grammi di consumo medio pro capite – denuncia Coldiretti – se si considera che a consumare meno frutta e verdura sono soprattutto i bambini e gli adolescenti, con quantità che sono addirittura sotto la metà del fabbisogno giornaliero, aumentando così i rischi legati all’obesità e alle malattie ad essa collegate, con una potenziale esplosione della spesa sanitaria.
“Le ripercussioni provocate da caro energia ed emergenza climatica, a partire dall’alluvione in Romagna – afferma il Presidente di Coldiretti Ravenna Nicola Dalmonte nonché coordinatore della Consulta Ortofrutticola di Coldiretti Emilia-Romagna – hanno colpito duramente i raccolti nazionali con un calo dei raccolti che arrivano fino al -63% per le pere ma che hanno interessato anche tutta la produzione di kiwi e di frutta estiva”. Una situazione che mette a rischio il futuro del frutteto Italia che negli ultimi 15 anni ha già perso 100 milioni di alberi, secondo l’analisi Coldiretti. Un patrimonio – evidenzia la Coldiretti – di 330mila aziende ortofrutticole presenti lungo la Penisola con 15 miliardi di euro di fatturato tra prodotto fresco e trasformato, pari ancora oggi al 25% del valore della produzione agricola nazionale.
“Risponde alla nostra richiesta di garantire liquidità immediata alle imprese, lo stanziamento di 10 milioni di euro di aiuti diretti per la crisi delle pere, di 2 milioni di euro per i kiwi e altri 20 milioni per le cambiali agrarie” ha affermato il presidente della coldiretti Ettore Prandini nell’apprezzare le misure proposte dal Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida che ha anche annunciato il potenziamento dei controlli sul settore ortofrutticolo e una forte campagna di comunicazione per contrastare il calo dei consumi. Nel piano di comunicazione è anche importante indirizzare meglio la campagna frutta nelle scuole con azioni di educazione alimentare orientate verso la stagionalità e il consumi di ortofrutta locale mentre per la promozione all’estero serve un strategia e un regia unica nazionale che non si può demandare alle regioni” ha continuato Prandini nel sottolineare che “sul lato delle importazioni servono più controlli e il blocco UE per i prodotti provenienti da Paesi che dimostrano di non avere il controllo della situazione, come ad esempio Sudafrica con partite di agrumi contaminate da “macchia nera”. Preoccupano infatti – ha affermato Prandini – le emergenze e il rinvenimento di malattie ed insetti alieni contro i quali è necessario intervenire anche con la ricerca e l’innovazione a partire dal via libera alla nuova genetica green (Tea).
“E’ importante – aggiunge Dalmonte – affrontare anche il tema della disponibilità di manodopera con una gestione dei flussi più efficiente partendo dal decreto triennale che come Coldiretti abbiamo fortemente sostenuto e che può dare una grande mano tenendo conto che si passa dalle 14 mila unità di lavoro stagionale alle 82 mila del 2023 fino alle 90mila del 2025, alle imprese infatti serve la certezza di poter avere a disposizione lavoratori regolari e di non subire la concorrenza sleale di chi sfrutta le persone”.
Infine, ha concluso il Presidente nazionale di Coldiretti, “uno dei punti nevralgici del sistema è la necessità di aumentare l’aggregazione dell’offerta, migliorando nel complesso il sistema delle OP e AOP nazionali con il superamento delle distorsioni che stanno indebolendo il settore, rispetto a competitor come la Spagna che stanno crescendo molto più di noi e per questo serve una regia nazionale più forte nell’indirizzare le risorse dell’OCM ortofrutta, rendendole la base sulla quale costruire il rilancio e la competitività del settore.”