Il rincaro spaventoso del costo dei mangimi è un macigno sugli allevamenti avicoli dell’Emilia Romagna. In forte difficoltà, a causa dei rincari delle materie prime che da mesi si abbattono sulle imprese avicole, ci sono 202 allevamenti di cui oltre la metà specializzati nella produzione di uova da consumo. A dirlo è Coldiretti Forlì-Cesena sulla base dell’indagine Ismea su costi e consumi in avicoltura. “Il settore è tra i più duramente colpiti dai rincari dove il 60% dei costi di produzione è rappresentata dai mangimi con aumenti medi dei costi correnti del 53% se consideriamo i principali fattori produttivi. – analizza Massimiliano Bernabini, Presidente Coldiretti Forlì-Cesena – L’avicoltura è un comparto in forte espansione nella nostra regione, anche in virtù di un costante aumento della domanda da parte dei consumatori, che contribuisce all’autosufficienza nazionale della produzione di carni e uova Made in Italy. Lo scenario odierno, con le nostre aziende in grave affanno che non riescono più a sostenere i costi produttivi e sono costrette a vendere a prezzi che non garantiscono una adeguato profitto, favorisce le importazioni di carni e uova straniere da paesi che non osservano gli stessi nostri criteri di allevamento, di rispetto dell’ambiente e del lavoro rappresentando una minaccia per la nostra salute”.
La razione animale – secondo l’indagine Ismea – è la voce di costo che pesa di più sui bilanci aziendali e che sta registrando gli aumenti più significativi con un +33% nel primo trimestre di quest’anno e un ulteriore balzo del 40% ad aprile su base annua, a causa delle perduranti tensioni sui listini internazionali di mais, soia orzo. La recente indagine di Crea – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ha calcolato che le aziende del settore per il solo costi dei mangimi potranno arrivare a spendere fino a 166 mila euro con perdite medie fino a 99 mila euro per gli allevamenti di polli. Ma ad essere colpita duramente è tutta l’intera filiera agroalimentare e tutti i settori agricoli, dal cerealicolo agli allevamenti bovini, dall’ortofloricoltura al vitivinicolo ed olivicolo fino ai fruttiferi ed erbivori, dove si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi, dal +129% per il gasolio al 30% per il vetro, dal 15% per il tetrapack al del 35% per le etichette, dal 45% per il cartone al 60% per i barattoli di banda stagnata fino ad arrivare al 70% per la plastica con incrementi dei costi correnti di 14.358 euro in media secondo lo studio del Crea.
Per aiutare le imprese agricole il Consiglio dei Ministri ha approvato all’interno del DL Aiuti, su espressa richiesta di Coldiretti, ulteriori fondi per 180 milioni per l’accesso delle imprese agricole alla garanzie Ismea sui mutui ritenuto importante per salvare il Made in Italy. Si tratta di misure che vanno a sommarsi alle altre iniziative assunte dall’esecutivo Draghi attivate dopo le grandi mobilitazioni di Coldiretti in tutta Italia dello scorso 17 febbraio come il bando sui contratti di filiera da 1,2 miliardi di euro le cui domande si potranno presentare dal 23 maggio, la sostituzione dei fertilizzanti chimici con il digestato, lo sblocco dei pagamenti di Agea per gli allevatori, la rinegoziazione dei mutui agrari e garanzia Ismea. “L’ultima misura varata dal Governo Draghi – spiega ancora il Presidente di Coldiretti Forlì-Cesena – consente alle piccole e medie imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura che hanno registrato un incremento dei costi per energia, per carburanti o materie prime nel corso del 2022 di accedere alla garanzia diretta di Ismea con copertura al 100% per nuovi finanziamenti”. Risposte sono arrivate anche in materia energetica la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per il settore agricolo che consente alle aziende del settore di installare impianti fotovoltaici sui tetti delle proprie strutture produttive, permettendo anche di vendere l’energia prodotta (Il provvedimento si applica anche agli investimenti in corso di realizzazione inclusi quelli a valere sul Pnrr) e per far fronte al caro petrolio con la proroga fino all’8 luglio 2022 delle aliquote agevolate sull’accisa per il gasolio e la benzina utilizzati come carburante per usi agricoli (pari rispettivamente a 22% e al 49% dell’aliquota ordinaria), ma anche l’azzeramento dell’aliquota di accisa del gas naturale usato per autotrazione.