Il Recovery Fund rappresenta per il Paese una straordinaria occasione per tornare a crescere, rimuovendo ostacoli di carattere strutturale che penalizzano da troppo tempo lo sviluppo economico e sociale. Per CNA è una occasione da non perdere e che potrà avere una ricaduta importante sui territori. La condizione è impiegare le rilevanti risorse (in termini reali addirittura superiori a quelle del Piano Marshall del secondo dopoguerra) in interventi in grado di generare un impatto duraturo, evitando gli errori del passato che hanno disperso le risorse in tanti rivoli senza capitalizzarne i benefici.
Occorre selezionare gli obiettivi: le dotazioni finanziarie dovranno essere indirizzate agli investimenti in infrastrutture, capitale umano e programmi di riforma, quindi ammodernamento e potenziamento delle reti infrastrutturali, valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, scuola e università, sostegno agli investimenti privati, efficientamento della pubblica amministrazione.
Non meno rilevante sarà la capacità di connettere gli investimenti al mondo produttivo che in Italia è composto in larga parte da micro e piccole imprese. In questa logica è necessario che le piccole imprese siano destinatarie di interventi specifici come ha riconosciuto la stessa Commissione Europea. Per la CNA occorre potenziare il Piano Transizione 4.0 così come il credito d’imposta per attività di formazione 4.0, mentre sul credito ribadiamo l’esigenza di istituire un fondo rotativo sotto la gestione dei Confidi vigilati da Banca d’Italia e finalizzato a erogare finanziamenti a micro imprese.
Come CNA abbiamo recentemente richiesto alla Regione Emilia-Romagna di procedere celermente alla definizione di politiche a sostegno dello sviluppo delle piccole imprese, con particolare attenzione al comparto artigiano, e la strutturazione di specifiche misure a loro dedicate. Due i punti focali, sui quali occorre intervenire celermente: l’invecchiamento delle imprese, l’età dei loro titolari e il ricambio generazionale; il livello di digitalizzazione/innovazione delle imprese. Su quest’ultimo punto chiediamo ci sia un maggiore riconoscimento dei Digital Innovation Hub, strutture che anche CNA ha messo in campo, che possono garantire un adeguato e concreto supporto alle imprese sui temi dell’innovazione.
La situazione economica è ancora critica e ha impattato fortemente sul mondo delle imprese, in particolare sul nostro territorio. Lo testimoniano i dati riguardanti la movimentazione aziendale del primo semestre 2020 che ci consegnano un quadro provinciale con una crescita minima del Registro Imprese di 23 unità (+0,06%), una delle peggiori performance dell’ultimo decennio e lontana dal +0,25% dello scorso anno (+97 unità). Da notare che il dato complessivo movimprese dell’Emilia-Romagna presenta un saldo trimestrale 2020 positivo pari a 1166 unità con un tasso di crescita dello 0,26% (nel 2019 la crescita era stata dello 0,34%). Questi dati, purtroppo condannano la nostra provincia a restare sul fondo della classifica dei tassi di crescita delle imprese nell’ambito regionale (Solo Piacenza ha fatto peggio di noi!) e ci allontanano ulteriormente dalle medie regionali.