Il protocollo per “Ristoranti, pubblici esercizi, asporto e consumo sul posto” disciplina le modalità operative per riprendere in sicurezza i servizi offerti prima della pandemia. Tra le categorie disciplinate, alla voce B) Servizi di Ristorazione si descrivono le modalità per i soli ristoranti (senza precisi riferimenti alle imprese artigiane del settore) e si chiarisce la possibilità di far sedere i clienti ai tavoli con il dovuto distanziamento e le altre procedure di sicurezza; alla voce C) il protocollo prevede le stesse misure per il servizio bar, con distanziamento sia per il servizio al banco sia per quello al tavolo; alla voce D) Asporto e consegna a domicilio, al 5° paragrafo si indica che ” I prodotti da asporto non potranno essere consumati all’interno dell’esercizio né in prossimità dello stesso.”
Monica Iascio – Presidente CNA Alimentare Ravenna afferma: “il fatto che nei servizi alla ristorazione manchi un preciso riferimento alle imprese artigiane che offrono, con le dovute autorizzazioni, il consumo sul posto, ha indotto qualche Comune o altri soggetti istituzionali e associativi a considerare tali imprese parte della voce D) (asporto), dimenticando che l’asporto è una modalità di erogazione di un servizio comune a più tipologie di imprese, compresi bar e ristoranti, ma non identifica l’artigianato alimentare nella sua completezza. In molte aree della regione e in molti comuni le imprese del settore dell’artigianato alimentare, oltre che all’asporto, sono autorizzate alla preparazione alimentare con consumo sul posto senza somministrazione. Per CNA, la mancanza di questo riferimento al consumo sul posto è figlio solo della ” fretta” di questi giorni intensi o di un fraintendimento. Attendiamo fiduciosi che venga corretta questa “svista”. In questo periodo, tra l’altro, molti comuni stanno approvando delibere per incentivare il consumo all’aperto, consentendo un aumento dello spazio pubblico messo a disposizione delle per facilitare il distanziamento”.
“Durante la fase di chiusura, a partire dal primo Dpcm Conte, – prosegue Iascio – le imprese dell’artigianato alimentare sono state chiuse anche all’asporto e ricomprese dal Governo all’interno dei Servizi di Ristorazione per giustificarne la chiusura (attraverso i codici ateco simili). Oggi parrebbe alquanto bizzarro che, nella fase di riapertura, con la stessa dicitura le attività dell’artigianato alimentare siano escluse dal poter utilizzare una modalità organizzativa, quella del consumo sul posto specie all’aperto, che hanno sempre potuto utilizzare”.
“CNA Alimentare Ravenna in queste ore ha proposto alla Regione Emilia-Romagna di ricomprendere, come è sempre avvenuto negli ultimi mesi, le imprese artigiane nella generica voce dei Servizi di Ristorazione così da parificare le linee guida e il protocollo di sicurezza” dichiara Jimmy Valentini – Responsabile CNA Alimentare Ravenna. “Le imprese dell’artigianato alimentare si aspettano di poter adottare le medesime disposizioni previste per le attività di ristorazione rispetto al distanziamento tra i tavoli e le sedute, alle norme igieniche e di informazione ai consumatori, sia all’interno dei locali, laddove le condizioni strutturali lo consentano, sia all’esterno, se è stato loro concesso da parte del Comune l’utilizzo di suolo pubblico o privato per il consumo sul posto”.