“In Romagna negli ultimi 10 anni diminuisce la popolazione giovane 0-14 e cresce la popolazione over 75: Rimini +17,50%, Forlì-Cesena +13,50%, Ravenna +7,16%.
Secondo i dati della ricerca “Atlante della Romagna – Un territorio che cambia” curata dal prof. Lorenzo Ciapetti di ANTARES per CISL Romagna, entro il 2030, la Romagna si troverà ad affrontare un crescente indice di vecchiaia, con più di 2 anziani sopra i 64 anni per ogni abitante nella fascia di età da 0 a 14, anche in uno scenario di media crescita demografica.
Negli ultimi 10 anni, la popolazione giovane (0-14 anni) è diminuita in termini assoluti e rappresentativi, mentre la componente straniera di questa fascia di età è aumentata, rappresentando ora il 16% dei giovani nella Romagna. Nel frattempo, la popolazione anziana è cresciuta, con un aumento particolare tra i grandi anziani (75 anni e oltre) che rappresentano il 13% della popolazione nel 2021. È importante notare anche l’aumento della componente straniera degli anziani, che ora sono oltre 8.000 unità, rispetto alle poco più di 3.400 del 2012.
Dai dati forniti, si può osservare che la popolazione anziana sopra i 75 anni è in aumento in tutte le province romagnole, ma con tassi di crescita differenti.
In particolare, la provincia di Rimini ha registrato un aumento del 17,50%, mentre la provincia di Forlì-Cesena ha invece registrato un aumento del 13,50% il che indica comunque una crescita significativa, anche se meno pronunciata rispetto alla provincia di Rimini, infine, la provincia di Ravenna ha visto un aumento del 7,16%, che è il tasso di crescita più basso tra le tre province romagnole prese in considerazione.
In sintesi, i dati indicano che la popolazione anziana sopra i 75 anni sta aumentando in tutte e tre le province romagnole prese in considerazione, con tassi di crescita che variano a seconda della provincia.
Il cambiamento demografico nella Romagna è stato caratterizzato da una diminuzione lieve, ma significativa della popolazione residente degli ultimi 10 anni. Questo trend negativo si è riscontrato soprattutto nei comuni intermedi e periferici, mentre i poli e i comuni capoluoghi hanno registrato una variazione positiva.
La Romagna è un reticolo di medie e medio-piccole città in cui il 58% della popolazione si concentra nei poli urbani rappresentati dai Comuni capoluogo (Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini) e solo il 2% della popolazione abita le aree interne e periferiche del territorio, con il 40% distribuito in Comuni cosiddetti di cintura e intermedi.
Il rapporto mette in luce la crisi demografica nella Romagna, causata dall’aumento del numero di anziani rispetto alla popolazione attiva. Per far fronte a questa sfida, è necessario un nuovo approccio alla salute, con un maggiore investimento nella sanità di territorio e l’uso delle nuove tecnologie. Questo potrebbe migliorare la qualità della vita degli anziani e creare una comunità più sana e sostenibile per tutte le generazioni.
La ricerca presentata, sottolinea l’importanza di organizzare la sanità a livello territoriale per rispondere alle esigenze della popolazione in modo più efficiente ed efficace. In particolare, la concentrazione della popolazione nelle aree urbane e l’aumento della popolazione anziana, rappresentano una sfida per il sistema sanitario. Per affrontare queste sfide, è necessario un costante dialogo tra le Istituzioni, l’Azienda USL, le Organizzazioni Sindacali che da sempre rappresentano gli interessi della collettività e la popolazione per individuare le reali esigenze dei cittadini e pianificare interventi mirati e adeguati. L’organizzazione della sanità a livello territoriale può contribuire a ridurre i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, semplificare l’accesso alle cure e migliorare la qualità della vita dei pazienti. In sintesi l’”Atlante della Romagna – Un territorio che cambia”, evidenzia l’importanza di una sanità organizzata a livello territoriale e vicina alle persone per garantire un’assistenza sanitaria di qualità e rispondere alle esigenze della popolazione.
“In previsione degli scenari futuri, – dichiara il segretario generale CISL Romagna Francesco Marinelli – sarà fondamentale che la medicina nel territorio romagnolo tenga sempre più in considerazione i cambiamenti demografici e risponda ai bisogni delle persone mantenendo i servizi sanitari non dimenticando la periferia, per garantire una medicina accessibile a tutti e un’attenzione alle esigenze di tutta la popolazione. Questo rappresenta un modo per rispondere ai bisogni della popolazione, mantenendo un alto livello di qualità dell’assistenza sanitaria, che deve essere sempre più personalizzata e mirata per adattarsi alle esigenze di ogni singolo individuo”.
“Purtroppo – continua il segretario cislino – decenni di disattenzione, hanno ridotto il sistema sanitario pubblico in condizioni precarie, mettendo a rischio il suo funzionamento futuro e il principio di universalità, eguaglianza ed equità nell’accesso alle cure. La mancanza di attenzione verso i cambiamenti demografici e le conseguenze socioeconomiche hanno caratterizzato i governi successivi, di diversi orientamenti politici, che si sono succeduti alla guida del Paese, includendo il mancato investimento nella sanità, nella scuola e nel lavoro. Questa mancanza di coraggio e lungimiranza è culminata nell’ultima rinuncia ai finanziamenti disponibili tramite il MES”.
“Il PNRR – sottolinea Marinelli – rappresenta un’opportunità per migliorare la risposta ai bisogni delle persone. Gli investimenti previsti, infatti, mirano a potenziare il sistema sanitario e renderlo più efficiente ed accessibile, garantendo una maggiore assistenza sanitaria sul territorio e un più efficace coordinamento tra le diverse strutture sanitarie. In questo modo, si potranno migliorare i servizi offerti ai cittadini e rispondere meglio alle loro esigenze, sia in termini di prevenzione che di cura. Da soli però questi investimenti non possono bastare, occorre non solo costruire strutture, ma anche dotarle delle tecnologie e delle professionalità necessarie ai bisogni da soddisfare, in particolare quindi di personale, quantitativamente e qualitativamente adeguato, la cui acquisizione non può, per sua natura, essere oggetto dei fondi PNRR ma deve trovare risposta nei finanziamenti di spesa corrente da parte dello Stato e delle Regioni”.
“Da tempo – conclude Marinelli – chiediamo alle istituzioni di collaborare tutti assieme per elaborare una strategia condivisa. Siamo convinti che solo attraverso un percorso collaborativo possiamo affrontare con successo le sfide che ci attendono. Durante la pandemia abbiamo visto quanto sia importante un’organizzazione efficiente, avere strutture e personale adeguati per garantire servizi sanitari di qualità accessibili a tutti, e dobbiamo continuare su questa strada. Siamo fiduciosi che lavorando insieme possiamo costruire un futuro migliore per la nostra comunità romagnola“.
Negli ultimi 10 anni, la popolazione giovane (0-14 anni) è diminuita in termini assoluti e rappresentativi, mentre la componente straniera di questa fascia di età è aumentata, rappresentando ora il 16% dei giovani nella Romagna. Nel frattempo, la popolazione anziana è cresciuta, con un aumento particolare tra i grandi anziani (75 anni e oltre) che rappresentano il 13% della popolazione nel 2021. È importante notare anche l’aumento della componente straniera degli anziani, che ora sono oltre 8.000 unità, rispetto alle poco più di 3.400 del 2012.
Dai dati forniti, si può osservare che la popolazione anziana sopra i 75 anni è in aumento in tutte le province romagnole, ma con tassi di crescita differenti.
In particolare, la provincia di Rimini ha registrato un aumento del 17,50%, mentre la provincia di Forlì-Cesena ha invece registrato un aumento del 13,50% il che indica comunque una crescita significativa, anche se meno pronunciata rispetto alla provincia di Rimini, infine, la provincia di Ravenna ha visto un aumento del 7,16%, che è il tasso di crescita più basso tra le tre province romagnole prese in considerazione.
In sintesi, i dati indicano che la popolazione anziana sopra i 75 anni sta aumentando in tutte e tre le province romagnole prese in considerazione, con tassi di crescita che variano a seconda della provincia.
Il cambiamento demografico nella Romagna è stato caratterizzato da una diminuzione lieve, ma significativa della popolazione residente degli ultimi 10 anni. Questo trend negativo si è riscontrato soprattutto nei comuni intermedi e periferici, mentre i poli e i comuni capoluoghi hanno registrato una variazione positiva.
La Romagna è un reticolo di medie e medio-piccole città in cui il 58% della popolazione si concentra nei poli urbani rappresentati dai Comuni capoluogo (Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini) e solo il 2% della popolazione abita le aree interne e periferiche del territorio, con il 40% distribuito in Comuni cosiddetti di cintura e intermedi.
Il rapporto mette in luce la crisi demografica nella Romagna, causata dall’aumento del numero di anziani rispetto alla popolazione attiva. Per far fronte a questa sfida, è necessario un nuovo approccio alla salute, con un maggiore investimento nella sanità di territorio e l’uso delle nuove tecnologie. Questo potrebbe migliorare la qualità della vita degli anziani e creare una comunità più sana e sostenibile per tutte le generazioni.
La ricerca presentata, sottolinea l’importanza di organizzare la sanità a livello territoriale per rispondere alle esigenze della popolazione in modo più efficiente ed efficace. In particolare, la concentrazione della popolazione nelle aree urbane e l’aumento della popolazione anziana, rappresentano una sfida per il sistema sanitario. Per affrontare queste sfide, è necessario un costante dialogo tra le Istituzioni, l’Azienda USL, le Organizzazioni Sindacali che da sempre rappresentano gli interessi della collettività e la popolazione per individuare le reali esigenze dei cittadini e pianificare interventi mirati e adeguati. L’organizzazione della sanità a livello territoriale può contribuire a ridurre i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, semplificare l’accesso alle cure e migliorare la qualità della vita dei pazienti. In sintesi l’”Atlante della Romagna – Un territorio che cambia”, evidenzia l’importanza di una sanità organizzata a livello territoriale e vicina alle persone per garantire un’assistenza sanitaria di qualità e rispondere alle esigenze della popolazione.
“In previsione degli scenari futuri, – dichiara il segretario generale CISL Romagna Francesco Marinelli – sarà fondamentale che la medicina nel territorio romagnolo tenga sempre più in considerazione i cambiamenti demografici e risponda ai bisogni delle persone mantenendo i servizi sanitari non dimenticando la periferia, per garantire una medicina accessibile a tutti e un’attenzione alle esigenze di tutta la popolazione. Questo rappresenta un modo per rispondere ai bisogni della popolazione, mantenendo un alto livello di qualità dell’assistenza sanitaria, che deve essere sempre più personalizzata e mirata per adattarsi alle esigenze di ogni singolo individuo”.
“Purtroppo – continua il segretario cislino – decenni di disattenzione, hanno ridotto il sistema sanitario pubblico in condizioni precarie, mettendo a rischio il suo funzionamento futuro e il principio di universalità, eguaglianza ed equità nell’accesso alle cure. La mancanza di attenzione verso i cambiamenti demografici e le conseguenze socioeconomiche hanno caratterizzato i governi successivi, di diversi orientamenti politici, che si sono succeduti alla guida del Paese, includendo il mancato investimento nella sanità, nella scuola e nel lavoro. Questa mancanza di coraggio e lungimiranza è culminata nell’ultima rinuncia ai finanziamenti disponibili tramite il MES”.
“Il PNRR – sottolinea Marinelli – rappresenta un’opportunità per migliorare la risposta ai bisogni delle persone. Gli investimenti previsti, infatti, mirano a potenziare il sistema sanitario e renderlo più efficiente ed accessibile, garantendo una maggiore assistenza sanitaria sul territorio e un più efficace coordinamento tra le diverse strutture sanitarie. In questo modo, si potranno migliorare i servizi offerti ai cittadini e rispondere meglio alle loro esigenze, sia in termini di prevenzione che di cura. Da soli però questi investimenti non possono bastare, occorre non solo costruire strutture, ma anche dotarle delle tecnologie e delle professionalità necessarie ai bisogni da soddisfare, in particolare quindi di personale, quantitativamente e qualitativamente adeguato, la cui acquisizione non può, per sua natura, essere oggetto dei fondi PNRR ma deve trovare risposta nei finanziamenti di spesa corrente da parte dello Stato e delle Regioni”.
“Da tempo – conclude Marinelli – chiediamo alle istituzioni di collaborare tutti assieme per elaborare una strategia condivisa. Siamo convinti che solo attraverso un percorso collaborativo possiamo affrontare con successo le sfide che ci attendono. Durante la pandemia abbiamo visto quanto sia importante un’organizzazione efficiente, avere strutture e personale adeguati per garantire servizi sanitari di qualità accessibili a tutti, e dobbiamo continuare su questa strada. Siamo fiduciosi che lavorando insieme possiamo costruire un futuro migliore per la nostra comunità romagnola“.