Dalla metà dell’Ottocento il pino domestico caratterizza il paesaggio faentino: tra le colline dell’Olmatello e Castel Raniero, fino ad Errano, nella pianura verso Sarna e Marzeno.
I pini, con la loro elegante imponenza, e le ville storiche formano la trama di una pregevole e riconoscibile diversità bio-culturale.
A Errano, già da alcuni anni si procede all’abbattimento di esemplari le cui condizioni di salute e stabilità costituiscono un rischio per la sicurezza.
Come nel caso di pochi giorni fa, in cui l’abbattimento si può definire come conclusione di un ciclo biologico degli alberi; un atto tecnico che tuttavia meriterebbe di essere preceduto da una dettagliata iniziativa pubblica d’informazione.
Ma il tema culturale della qualità paesaggistica impone di dare continuità alla “storia” dei pini e della monumentale prospettiva di Errano.
Per tutelare il futuro di un paesaggio che determina l’identità dei luoghi e la loro vivibilità è necessario ripiantare gli alberi nei tratti lasciati vuoti dai tagli, utilizzando esemplari che abbiano una resistenza bio-meccanica più alta. Occorre un piano di recupero paesaggistico; ancora più motivato, qualora i prossimi monitoraggi sulla stabilità dei pini dovessero prefigurare ulteriori abbattimenti, quindi altre interruzioni della grande prospettiva alberata.
Lo richiedono le ragioni della tutela e dell’integrità del Parco di Villa Case Grandi sottoposto a vincolo paesaggistico decretato ai sensi della legge 1497/39 (vincolo 1953.03.28).
Il caso dei pini di Errano evidenzia anche il problema della mancanza di rispetto per le alberature stradali nell’ambito della realizzazione di opere pubbliche.
Un aspetto ancor più grave se le conseguenze ricadono su viali monumentali.
La pista ciclabile tra Faenza ed Errano è stata costruita ( tra il 2008 e il 2010 ) sul lato sbagliato della strada e addosso ai pini; la distanza media rispetto ai tronchi è di circa 2 metri, ma in un tratto è di circa 1 metro! Gli sbancamenti di terra e la costruzione di muretti di cemento così a stretto contatto hanno certamente interferito sull’apparato radicale dei pini.
A Faenza manca una strategia integrata e coerente che eviti alle alberature stradali gli errori causati anche da opere pubbliche, pur necessarie.
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