“A fine novembre 2023 l’82% dei 330 Comuni emiliano-romagnoli non aveva ancora approvato, adottato o assunto il Piano Urbanistico Generale (PUG).
In provincia di Ravenna 3 comuni su 18 hanno recepito il piano, ma solo Cervia l’ha approvato definitivamente.
In provincia di Forlì-Cesena, 6 Comuni su 30 hanno approvato, adottato o assunto il Pug, Cesena l’ha fatto, ma manca Forlì.
Il regime transitorio, in attesa dell’approvazione dei PUG, è stato prorogato più volte per permettere ai comuni di adeguarsi continuando ad attuare parti di espansione dei precedenti piani (PSC), è terminato al 31 dicembre scorso, ma per i territori dei comuni alluvionati (D.L. 61/2023) è prorogato al 3.05.2024.
In teoria, quindi, nuove urbanizzazioni che derivano da vecchi piani o da nuovi Accordi Operativi (AO) possono nel frattempo essere approvati.
Per quanto riguarda i Comuni dei territori alluvionati anche qualora il PUG fosse stato approvato sarebbe comunque necessario una sua revisione che tenesse conto delle criticità che si sono evidenziate negli eventi del maggio scorso, evitando nuove concessioni in aree che sono state in tutto o in parte allagate o comunque a rischio, eventualmente anche valutando la necessità o l’opportunità di delocalizzazione di immobili che si ritengono non sicuri.
A maggior ragione questi accorgimenti devono valere per tutti gli altri comuni alluvionati che non hanno ancora il PUG, approfondendo nella documentazione preliminare la caratterizzazione della pericolosità idraulica del proprio territorio.
Quello che sta succedendo in alcuni territori invece è che si continua esattamente come prima con gli iter di approvazione di Accordi Operativi per nuove costruzioni anche in zone che sono state alluvionate.
Nei comuni dell’Unione della Romagna Faentina vi sono almeno due casi significativi di nuove urbanizzazioni (+ altri casi minori – https://www.legambientefaenza.it/alluvione-romagna-2023/2023/11/non-si-puo-ricostruire comeprima- o-no/):
– l’area ex Ghilana a Faenza (7.091 mq) in un’ansa del fiume Lamone che è stata allagata (infatti i costruttori hanno presentato una variante per alzare la quota del piano terra);
– l’area di via Biancanigo (13.859 mq) nel Comune di Castel Bolognese, nei pressi del fiume Senio, anch’essa allagata, anche in questo caso il proprietario ha integrato l’istanza con “considerazioni relative agli eventi alluvionali”.
Noi pensiamo che questi progetti (e altri che stiamo raccogliendo in altre zone alluvionate della regione) debbano essere bloccati. Chiediamo una moratoria:
si acquisiscano e si esaminino le nuove documentazioni sulla pericolosità idraulica di queste aree;
si discuta e si approvi il PUG;
quindi sulla base dei riscontri che emergeranno si valuterà come procedere.
Deve essere la Regione, oltre che la struttura commissariale a prendere questa decisione e intanto i Comuni devono fermare l’iter di questi progetti.
Naturalmente nell’eventualità che questi progetti, anche se previsti da passati piani o Accordi Operativi, siano da ritenersi non sicuri, o che attuali immobili debbono essere delocalizzati, è necessario trovare un percorso specifico che non può gravare esclusivamente sui proprietari.
È comprensibile che le proprietà interessate si dolgano delle perdite economiche (o dei mancati introiti) che ne deriverebbero, infatti si potrebbe ipotizzare che anche queste situazioni possano ricadere tra i ristori che il Governo Meloni ha garantito al 100%.
Ma più in generale, invece di continuare con nuove urbanizzazioni, che continuano a consumare suolo vergine, proprio nella prospettiva di un diverso disegno della città – che i PUG dovrebbero indicare – va privilegiata la riqualificazione e la rigenerazione del patrimonio già costruito in zone sicure.”
Circolo Legambiente Lamone Faenza