“La politica locale ha dimostrato grande sensibilità schierandosi al fianco degli agricoltori e di un comparto, quello frutticolo, che senza il sostegno delle istituzioni – Comuni, Regione Emilia-Romagna, Governo nazionale e Unione Europea, rischia davvero di finire in ginocchio, con tutte le ricadute occupazionali e sociali del caso”. Così il Presidente Coldiretti Ravenna, Nicola Dalmonte, commenta le delibere appena licenziate dalle giunte della Romagna Faentina e dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, atti importanti al fine di tutelare l’agricoltura ravennate dal flagello cimice asiatica.
“Nelle settimane passate abbiamo incontrato le Giunte e i rispettivi Presidenti illustrando quanto attivato attivato insieme al Tavolo Verde provinciale per ottenere il ristoro dei danni patiti dalle imprese, nonché le misure necessarie per combattere questo insetto che nella sola Emilia-Romagna ha già provocato danni per 250 milioni di euro. Siamo lieti, dunque, che l’azione di sensibilizzazione avviata da Coldiretti a tutti i livelli abbia già dato i primi risultati, a partire dallo stanziamento nella legge di bilancio di un pacchetto di aiuti da 80 milioni in favore delle aziende danneggiate insieme alla possibilità di una moratoria sui mutui – aggiunge Dalmonte – ora, però, anche con il supporto e la collaborazione delle istituzioni locali, occorre lavorare per dare attuazione al potenziamento della difesa fitosanitaria e della ricerca atta a trovare ogni possibile soluzione a contrasto della diffusione e della permanenza della cimice asiatica, a partire dall’immediata introduzione in campo degli insetti antagonisti. Come altrettanto indispensabile è la revisione dei disciplinari produttivi e l’attuazione di modalità di intervento automatico a livello comunitario di fronte al moltiplicarsi dell’arrivo di parassiti alieni favoriti dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione degli scambi”. In questo contesto serve soprattutto un cambio di passo nelle misure di prevenzione a livello comunitario dove una politica europea eccessivamente permissiva consente troppo spesso l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i nostri prodotti nazionali quando vengono esportati. In gioco – conclude Coldiretti – c’è il futuro della nostra frutticoltura e dei tanti giovani che hanno investito e stanno tuttora investendo in agricoltura, è evidente dunque l’importanza che assumono, non solo in termini economici, ma anche occupazionali e quindi sociali, tutti questi interventi a difesa delle produzioni e del reddito”.