Legacoop Romagna esprime forte preoccupazione per le misure assunte nell’ultimo DPCM in merito alla sospensione delle attività dei teatri, dei cinema, delle produzioni audiovisive e dei luoghi di spettacolo in genere.
“Non è solo una preoccupazione settoriale. È sempre più chiaro che le misure sanitarie sono condizione necessaria, ma non sufficiente, per mantenere la coesione civica e sociale in questo periodo di emergenza” afferma Mario Mazzotti, Presidente Legacoop Romagna.
“Temiamo che senza la Cultura, senza un luogo in cui le idee e l’immaginario collettivo possano trovare forma e diffusione in modo positivo e pacifico, le battaglie che tutti saremo chiamati ad affrontare saranno ancor più complicate. Importanti ricerche scientifiche, tra l’altro, hanno mostrato che i luoghi dello spettacolo e della cultura sono stati tra i più sicuri da frequentare negli ultimi mesi” spiega Mazzotti.
“La limitazione delle sedute nelle sale per garantire il distanziamento, il rigoroso rispetto dei protocolli, le continue sanificazioni, insieme a una consapevolezza altissima da parte del pubblico e degli operatori, sono il motivo di questo risultato. La chiusura totale rischia quindi non solo di essere ingiustamente penalizzante, ma anche di avere uno scarso effetto complessivo sui numeri del contagio, proprio perché il contributo iniziale alla diffusione del coronavirus dei luoghi della Cultura era limitatissimo” prosegue Mazzotti.
“Ci rendiamo perfettamente conto della gravissima situazione sanitaria. Sin dall’inizio della pandemia le cooperative del settore Culturmedia sono a disposizione delle autorità per dare il loro contributo concreto nelle misure di limitazione del contagio. Durante il lockdown hanno messo a disposizione le loro intelligenze e le loro proprietà intellettuali per la cosiddetta “solidarietà digitale”. Ancora una volta le cooperative faranno la loro parte, con senso di responsabilità, cercando di resistere. Occorre però che i ristori del governo siano tempestivi, celeri, definiti, chiari e che corrispondano alla perdita economica che le attività subiranno effettivamente” conclude Mario Mazzotti.