Le dichiarazioni del premier Giuseppe Conte, rilasciate nel corso dell’evento alla base operativa di Eni Upstream a Marina di Ravenna, hanno generato delusione e rammarico negli operatori del comparto, nelle amministrazioni locali e nei lavoratori. Dopo mesi e mesi di continui solleciti e richieste di incontro al Mise da parte di tutte le istituzioni e associazioni coinvolte, dopo due manifestazioni nazionali (Roma 9 febbraio e Ravenna 16 marzo) dalla partecipazione straordinaria di lavoratori e addetti del settore come mai avvenuto nella storia dell’oil&gas in Italia, le aspettative erano molte alte. Se però consideriamo il ruolo e come il premier lo esercita, se consideriamo la delicata situazione politica del Paese, non poteva certo essere questa la sede per ottenere delle risposte.
“Le risposte – commenta il segretario generale della Cgil di Ravenna, Costantino Ricci – dovranno e potranno pervenire unicamente dal Mise, che ha la responsabilità di gestire e garantire la sicurezza delle strutture. Verso il Mise si dovrà indirizzare con determinazione l’azione e il confronto, che ci auguriamo avvenga quanto prima, con i sindacati di settore”.
In merito all’incontro che si è tenuto a Marina di Ravenna va sottolineata e valorizzata la valenza storica dell’accordo di partnership sottoscritto dagli amministratori delegati di Eni, Terna, Fincantieri e Cassa Depositi e Prestiti per la realizzazione e lo sviluppo su scala industriale del progetto pilota ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter), l’innovativo sistema di produzione di energia dal moto ondoso realizzato e testato da Eni nell’off-shore ravennate in collaborazione con il Politecnico di Torino. “Questo è un chiaro indirizzo di politiche orientate verso le energie rinnovabili e la transazione energetica – commenta Costantino Ricci -. È importante perché delinea un percorso di azioni concrete e mette in correlazione e sinergia le diverse attività nella difficile fase di transizione energetica. Il sostenimento di questi investimenti purtroppo, ancora oggi, in Italia rimane in capo alle imprese, quando nei Paesi più lungimiranti e pragmatici (vedi la Norvegia) sono i governi a destinare i proventi derivanti dall’estrazioni di gas/petrolio a progetti e azioni concrete di decarbonizzazione. Questo è uno dei tanti passi che dovrà fare il Paese. In questi giorni si dovrebbero incontrare i tecnici dei ministeri interessati alla definizione del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (Ptesai). Auspichiamo che in questi incontri vengano assunte decisioni importanti anche per la realtà ravennate”.