Si è svolto nei giorni scorsi a Messina “La Biennale dello Stretto” il grande evento che mette a confronto, politica, istituzioni, amministrazioni, architetti e rappresentanti del mondo culturale sul futuro dello sviluppo urbanistico della città moderna. Una officina di idee su cui costruire una piattaforma programmatica che mira ad unire le due sponde dello Stretto, ponendole in un ruolo di rilievo per i paesi euromediterranei.
All’interno del programma sono stati previsti i premi “Città metropolitane”, in diverse categorie di concorso : Fotografia, Progetto architettura, Paesaggio, Concept design, Arte, Video, “Cities Case Study”, Scrittura, e per ognuna sono state selezionate opere e progetti.
Genova e Cervia sono state protagoniste della sezione “Cities Case Study” per le buone prassi di contaminazione trasversale tra cultura e territorio e per essersi distinte su progetti che portano ad una nuova visione di futuro.
Genova è stata premiata per il progetto “Openfabric-Genova Green Strategy”, una strategia per l’incremento del verde pubblico e l’organizzazione degli spazi pubblici con obiettivi volti ad aumentare la permeabilità del suolo e a mitigare i rischi ambientali.
Cervia è stata premiata per il progetto del Nuovo Parco Urbano con questa motivazione: “Per aver immaginato un’infrastruttura verde, rimettendo a regime i bacini acquiferi e lavorando su un ecosistema boschivo di foreste umide, conciliando la scala naturale con quella di fruizione antropica e didattica, portando la dimensione del progetto da risposta a una emergenza a metodo e ricerca per tutto il territorio dell’area nord-adriatica”.
Presenti alla consegna del premio, Massimo Medri Sindaco di Cervia, l’ingegnere Daniele Capitani Dirigente Programmazione e Gestione del Territorio città di Cervia, l’architetto Daniele Durante dello Studio BV36 redattore del progetto “Nuovo Parco Pubblico di Cervia”.
Il progetto del nuovo parco verde alla Bassona è significativo per la duplice valenza di conservare l’ambiente naturale e di renderlo godibile dai cittadini e nel contesto della Biennale dello Stretto il premio è stato assegnato a Cervia, proprio per la capacità di individuare un equilibrio tra conservazione e fruizione.
Il Sindaco Massimo Medri ha dichiarato: “Una particolare soddisfazione aver ricevuto un premio così prestigioso per un comune come il nostro insieme a Genova una delle realtà metropolitane più importanti del nostro Paese. Il progetto del Parco Palanti è stato particolarmente considerato per l’intento di valorizzare un’area che l’amministrazione ha salvaguardato dallo sviluppo immobiliare in chiave identitaria. Particolarmente apprezzata anche la capacità del progetto di divenire la cerniera tra il mare, il waterfront di Milano Marittima, le colonie, e le saline: l’acqua ed il verde quale paradigma di riferimento dello sviluppo delle collettività in epoca moderna. Un progetto che pone l’attenzione sui temi non differibili e centrali di uno sviluppo urbanistico come gli effetti del cambiamento climatico, della mobilità sostenibile, dell’inclusività, del legame con i valori paesaggistici e culturali e con l’indubbia valorizzazione che ne trarrà la porta sud del Parco del Delta del Po”.
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Estratto della relazione del Sindaco Massimo Medri a “La Biennale dello Stretto “
“A partire dalla costruzione del bando internazionale l’interazione tra l’area verde e spazio antropico è stato il nostro obiettivo. La drammatica tromba marina che nel 2019 ha devastato gran parte della pineta a bosco ha stimolato, nella richiesta progettuale, la ricerca di una soluzione di incontro tra uomo e natura. Cervia è una città a vocazione turistica con picchi di tre milioni di presenze stagionali. Particolarmente dopo la pandemia, le persone ricercano ambienti naturali: la catastrofe naturale si è trasformata nell’opportunità progettuale di mantenere il bosco nella sua forma naturale, ma anche di renderlo accessibile e godibile, nei termini di rispetto reciproco. Di fatto, il cambiamento climatico rende complessa la vivibilità dei cittadini: isole di calore, temperature estreme rendono necessario mettere in atto strategie di adattamento e mitigazione che non escludano la fruizione. Abbiamo scelto di non urbanizzare secondo un modello disequilibrante l’area, e abbiamo avuto la lungimiranza di integrare il Parco nel contesto urbano, approfittando della funzione compensatoria del verde e dell’acqua. Il tema della resistenza al cambiamento da parte dei cittadini esiste anche quando i progetti sono, come in questo caso, dichiaratamente virtuosi. Abbiamo lavorato attuando un percorso di coinvolgimento e un processo partecipativo, escludendo il consumo di suolo, recuperando il costruito esistente, immaginando nuove funzioni legate ad ambiente e salute. Nel parco stiamo pensando di realizzare, per esempio, aree “del respiro” per i soggetti che soffrono delle nuove patologie, spesso legate al disagio ambientale. Queste attenzioni hanno in qualche misura rassicurato gli ambientalisti più spinti e i gruppi più sensibili”.