Nelle biblioteche di Voltana e Lugo il racconto di una storia epica che ha visto protagonista il territorio lughese.

La storia di bambini del sud, in gravi condizioni economiche, che furono affidati -per mesi o anni- a famiglie contadine del nord, per iniziativa dell’UDI e del PCI, nell’immediato dopoguerra. C’ero anch’io su quel treno: la vera storia dei bambini che unirono l’Italia è un libro di Giovanni Rinaldi (Solferino 2021) e viene presentato in due diverse occasioni a Lugo: venerdì 22 aprile ore 20.30 alla biblioteca Baioni di Voltana (l’autore dialogherà con Cecilia Passanti) e sabato 23 aprile alle 11 alla biblioteca Trisi in occasione della Giornata Mondiale del libro e del diritto d’autore ( l’autore sarà in dialogo con Maria Chiara Sbiroli).

Il volume ricostruisce questa vicenda attraverso una ricca raccolta di testimonianze orali. Il territorio lughese è stato tra quelli che conpiù generosità ha accolto questi bambini, al punto che diversi di loro hanno successivamente deciso di restare a vivere qui invece che tornare presso le famiglie d’origine. 

Lugo e Voltana, quindi, sono state protagoniste dell’accoglienza nel dopoguerra, ma sono anche diventate la base per la raccolta delle storie orali che hanno permesso di ricostruire una pagina così intensa della storia italiana: la Biblioteca Trisi e Cà Vecchia hanno sostenuto la raccolta delle testimonianze, supportando la rete di relazioni che ha portato ad individuare i testimoni. 

La responsabile della Biblioteca Trisi, Maria Chiara Sbiroli, spiega il significato di questa doppia presentazione: “Il 23 aprile, Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, prende il via la campagna nazionale de “Il Maggio dei Libri” che celebra l’importanza della lettura come strumento della crescita sociale e personale di ciascun cittadino. L’edizione di quest’anno si focalizza in particolare su tre filoni: “leggere per comprendere il passato”, “leggere per comprendere il presente” e “leggere per comprendere il futuro”, che declinano e accompagnano il tema che dà il titolo all’edizione, ovvero “ContemporaneaMente”. Il libro di Giovanni Rinaldi ci è sembrato particolarmente indicato ad aprire il percorso di letture promosse dal Sistema Bibliotecario Urbano di Lugo nel maggio 2022”.

Giovanni Rinaldi, storico e ricercatore italiano, è autore, con il regista Alessandro Piva, di un progetto di ricerca di storia orale sull’accoglienza ai bambini negli anni ’50 per la realizzazione del cortometraggioPastanera da cui sono nati successivamente il reportage narrativo I treni della felicità. Storie di bambini in viaggio tra due Italie (Ediesse 2009), e C’ero anch’io su quel treno: la vera storia dei bambini che unirono l’Italia.

Sinossi

I bambini affamati erano tanti. Cominciava il tempo umido e freddo e non c’era carbone. I casi pietosi erano molti, moltissimi. Bambini che dormivano in casse di segatura per avere meno freddo, senza lenzuola e senza coperte. Bambini rimasti soli o con parenti anziani che non avevano la forza e i mezzi per curarsi di loro”. Così scrisse Teresa Noce, dirigente dell’Udi, Unione donne italiane, che fu l’anima del grande sforzo collettivo avviato all’indomani della Seconda guerra mondiale per salvare i piccoli del Sud condannati dalla povertà. Li accolsero famiglie del centro-nord, spesso a loro volta povere ma disposte a ospitarli per qualche mese e dividere con loro quel che c’era in casa. Un’incredibile espressione di solidarietà che richiese un intenso lavoro logistico, con il coinvolgimento di medici e insegnanti. E che non fu priva di ostacoli, tra cui la diffidenza della Chiesa timorosa dell’indottrinamento filosovietico, con qualche parroco che avvertiva: “Se andate in Romagna i bimbi li ammazzano, se li mangiano al forno”. Giovanni Rinaldi raccoglie queste storie da oltre vent’anni. Partendo dalla sua terra, il Tavoliere delle Puglie, ha viaggiato in ogni regione d’Italia parlando con tanti ex bambini dei treni della felicità. Franco che non aveva mai dormito in un letto pulito. Severino che non era mai andato in vacanza al mare. Dante che non sapeva cosa fosse una brioche. Rosanna che non voleva più togliere l’abito verde ricevuto in regalo, il primo con cui si sentiva bella. Con le loro voci e un’accurata ricostruzione storica disegna un mosaico di testimonianze di prima mano, divertenti e commoventi: il ritratto di un’Italia popolare eppure profondamente nobile”.