Tutte le anime di Don Giovanni nel ritratto sfaccettato che ne dà Johan Inger nel proprio nuovo lavoro per Aterballetto. Il coreografo svedese è tornato a misurarsi con la compagnia di Reggio Emilia, dopo i felici esiti del trittico Golden Days, con una creazione di largo respiro per 16 danzatori. Don Juan – in scena a Ravenna Festival martedì 22 e mercoledì 23 luglio, alle 21.30 al Teatro Alighieri – si basa su una partitura originale imbastita con il dramaturg Gregor Acuña-Pohl, prendendo spunto dalle molte versioni del personaggio, dalla tradizione di Tirso de Molina alla lettura femminista di Suzanne Lilar. Ne scaturisce un profilo insolito, la storia di un uomo segnato dall’abbandono della madre e per questo spinto a trovare in molti grembi femminili quel calore che gli è mancato; un seduttore per destino, forse manipolato suo malgrado dalle donne che conquista. A rifinire una coproduzione giustamente ambiziosa – maturata, è bene ricordarlo, nel contesto di un apocalittico 2020 e già vincitrice del premio Danza&Danza – la musica originale di Marc Álvarez, con microspunti tratti da Gluck, le scene mobili di Curt Allen Wilmer, le luci di Fabiana Piccioli e i costumi di Bregje van Balen. Tutto sotto l’accurata supervisione scenotecnica di Carlo Cerri. L’appuntamento è reso possibile dal sostegno di Quick Spa, il cui progetto illuminotecnico veste di luce il Teatro Alighieri nelle sere di spettacolo.
“Ho scelto di indagare la figura di Don Giovanni perché penso sia una grande sfida confrontarsi con un mito – spiega Johan Inger – Avvicinarmi a un personaggio complicato come lui mi spinge a mettere in discussione il comportamento maschile. Sarà intrigante cercare di incontrarlo, non difenderlo ma magari spiegarlo”. In questo Don Juan Leo, evoluzione del personaggio di Leporello, diventa l’alter ego del protagonista in uno scambio di personalità tra bene e male, ombra e luce, bianco e nero (che è poi anche l’alternanza di tonalità scenografiche dello spettacolo). Della trama originaria restano le protagoniste nelle cui mani Juan è un giocattolo: Zerlina che cerca l’avventura prima del matrimonio, Tisbea che vuole condurre il gioco sessuale, Donna Anna che cerca la passione. Sparisce invece la figura del Commendatore sostituito dall’imago della madre che tormenta la psiche di Don Juan.
Con Don Juan il coreografo, abitualmente attratto da criteri compositivi più astratti, aggiunge un altro balletto di narrazione al proprio repertorio, accanto alla Carmen realizzata per la Compañía Nacional de Danza di Madrid, il Peer Gynt per il Balletto di Basilea e il Petrushka creato per Les Ballets de Monte-Carlo. Proprio dalla creazione di Carmen nel 2015 nacque il primo spunto per Don Juan: Inger iniziò a lavorarci assieme a Gregor Acuña-Pohl, drammaturgo conosciuto a Siviglia qualche anno prima e diventato suo amico. Messo momentaneamente da parte in favore della femme fatale, Don Juan è tornato prepotentemente alla ribalta quando Aterballetto ha commissionato un nuovo balletto a serata intera a Inger. “Perché un altro Don Juan? – spiega il drammaturgo Acuña-Pohl – Per poter rispondere era importante per noi capire non solo la commedia, ma anche il messaggio che volevamo lasciare al pubblico. Don Giovanni è lo stereotipo del latin lover. Ma non è mai stata nostra intenzione giudicarlo o accusarlo. Il suo unico crimine è l’impossibilità di rimanere fedele alle sue parole e alle sue azioni. È una persona infantile e immatura”.
Punta di diamante della coreografia contemporanea, Johan Inger ha ereditato la migliore tradizione di danza europea grazie alla lunga militanza di ballerino nel Nederlands Dans Theater sotto Jiří Kylián, che gli ha impresso un DNA di eleganza fluida. Rientrare poi per diversi anni a Stoccolma, come direttore del Cullberg Ballet, gli ha fatto respirare e assimilare la metafisica di teatrodanza di Mats Ek, che considera uno dei suoi padri artistici. Oggi, a 54 anni, nella sua piena maturità di autore, Inger sfodera uno stile che è un meraviglioso combinato di grazia, invenzione e ironia. Capace di applicarsi a gruppi nutriti, come l’Aterballetto, appunto, con il quale ha avviato una collaborazione felicissima, di cui Don Juan è l’ultimo, importante risultato.
La Fondazione Nazionale della Danza nasce nel 2003 con soci fondatori la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Reggio Emilia, svolgendo la sua attività principale di produzione e distribuzione di spettacoli di danza con il marchio Aterballetto, la principale compagnia in Italia e la prima realtà stabile al di fuori delle Fondazioni Liriche. Nata nel 1977 come Compagnia di Balletto dei Teatri dell’Emilia – Romagna, dal 1979 ha assunto la denominazione di Aterballetto. Grazie ai suoi danzatori solisti in grado di affrontare tutti gli stili, Aterballetto nel corso della sua storia ha goduto di ampi riconoscimenti sia in Italia sia all’estero.