Celebrati in tutti i comuni della provincia di Ravenna i 75 anni dalla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Le celebrazioni si sono tenute in forma ristretta, evitando così assembramenti come da disposizioni governative. Qualche singolo cittadino ha comunque voluto essere presente alle varie cerimonie nelle piazze, davanti alle lapidi e ai monumenti in ricordo dei caduti, civili, militari e combattenti, e nei cimiteri di guerra, in ricordo di chi è venuto da lontano per garantire la libertà ad un popolo sconosciuto. Dove è stato possibile, in molti hanno seguito le dirette streaming. Purtroppo nei giorni antecedenti al 25 aprile, anche quest’anno, non sono mancate le polemiche, come nel caso dell’ormai noto consigliere comunale forlivese che ha augurato agli iscritti all’Anpi di contrarre il coronavirus durante le cerimonie di oggi.
“Se qualcuno anche solo pochi mesi fa mi avesse raccontato che il 25 aprile la piazza del Popolo di Ravenna sarebbe potuta essere semideserta non ci avrei creduto.
La nostra città vede in questa giornata un tributo a uomini e donne ravennati, italiani, canadesi, inglesi che hanno perso la vita nel nostro territorio per la libertà.
E vede questa giornata anche come un momento di festa, perché da quella liberazione è nata la Repubblica, è stata scritta la nostra meravigliosa Costituzione.
Non era nella mente di nessuno di noi la possibilità che questa piazza non fosse piena come tutti gli altri anni. Anzi negli ultimi anni forse più piena, proprio per la partecipazione e per la presenza di giovani, di nuovi italiani, per la presenza del teatro e della musica che avevamo cercato di portare qui.
Ma come noi non potevamo immaginare questo, i partigiani, gli uomini e le donne di allora, non potevano immaginare che in questa piazza ci potessero comunque essere centinaia di persone, che attraverso la tecnologia si sono connesse.
E quindi sono qui, siete qui, insieme a tutti noi a celebrare questa giornata dalle vostre case. Case che hanno rinchiuso ciascuno di noi in questa fase così difficile, impensabile, davanti a questa nuova minaccia del Coronavirus.
Nel celebrare questa giornata il primo pensiero va ovviamente alle persone che ci hanno lasciato, molte delle quali proprio protagoniste del tempo di allora, alle vittime di questo virus così subdolo che non solo toglie la vita ma anche gli affetti, la vicinanza delle persone più care.
Ma, nel ricordare loro, non possiamo che essere vicini agli uomini e alle donne della sanità del nostro Paese, che mentre ognuno di noi fa il suo piccolo sacrificio quotidiano di limitare la propria socialità compiono un sacrificio molto alto nei reparti, nelle case di riposo.
Oggi come allora. Veniva ricordato in questi giorni il ruolo determinante che anche durante la guerra di Resistenza gli uomini e le donne della salute e della sanità hanno avuto.
Cito due grandi ravennati, medici: Mario Pasi e Benigno Zaccagnini, che da medici furono grandissimi protagonisti della Resistenza. Perché dietro c’era e c’è prima di tutto una grande missione umanitaria: prendersi cura degli altri a rischio della propria stessa vita, noi lo avevamo dimenticato perché le pandemie e le epidemie non pensavamo più che fossero qualcosa del nostro tempo.
Un elemento così forte, così etico, che attraversa i secoli; abbiamo storie commoventi, strazianti, della Resistenza legate ai servizi sanitari che venivano resi da chi a rischio della propria vita sottraeva materiale sanitario per donarlo ai partigiani, da chi aveva creato vere e proprie infermerie o piccoli ospedali clandestini per poter curare chi combatteva nella lotta di Resistenza.
Questa giornata quest’anno la dedichiamo a loro: agli uomini e alle donne del servizio sanitario nazionale.
Questa piazza tornerà a riempirsi. Il sindaco D’Attorre, quando ne fu inaugurato il restyling, disse che la cosa che temeva di più era di non vedervi insieme ai ravennati, ai volti di sempre, anche stranieri e turisti. Noi oggi in questa piazza purtroppo non vediamo i volti di sempre, non vediamo i turisti, non vediamo volti nuovi e questa cosa ci fa soffrire.
Torneremo a vederla piena, dovremo attraversare un cammino difficile, dovremo riconquistare passo dopo passo con grande attenzione le cose a cui eravamo abituati, la libertà.
Però ripeto, nel fare questo sacrificio, troviamo la forza guardando i sacrifici che hanno fatto le generazioni che ci hanno preceduto.
Tutti abbiamo peccato d’arroganza nel parlare di quello che stiamo vivendo come di una guerra. Non perché vada sminuito ma perché le generazioni che abbiamo alle spalle hanno affrontato sacrifici immensamente più grandi.
Ecco, quella forza che è dentro di noi, tramandata dalle generazioni che ci hanno preceduto, ci permetterà di affrontare questi sacrifici, di superare questa emergenza sanitaria e poi di ricostruire, con spirito nuovo, nella consapevolezza che valori assoluti come quello della salute e dell’educazione devono avere nella gerarchia delle nostre priorità un peso più forte di quello che avevano prima.
Questa vicenda ci deve cambiare, come cambiò l’Italia la guerra, ma con l’energia e la grinta di chi sa che deve recuperare il terreno perduto. Ecco, i valori della Resistenza, la libertà, la nostra Costituzione sono ancora le fondamenta su cui affrontare le sfide di oggi. E quindi nell’augurare a tutti un buon 25 aprile ci stringiamo in un grandissimo abbraccio virtuale ma coraggioso, di chi vuol guardare al futuro con ottimismo e vuole trarre dalla propria storia anche l’energia per il futuro. Viva la Liberazione, viva Ravenna, viva l’Italia”.
Michel de Pascale Sindaco di Ravenna