È entrato nel vivo «Black to the future – Biochar and compost as soil amendment», il progetto che coinvolge quattro paesi europei (Italia, Spagna, Belgio e Cipro) e si propone di testare le potenzialità di «CBMix», una miscela realizzata dall’unione di ammendante e biochar, un materiale carbonioso derivato dalla degradazione termica delle potature agricole. Si stima che l’utilizzo di questo prodotto riduca l’impoverimento del suolo e aumenti la capacità del suolo di assorbire carbonio, migliorando la resa delle piante.
CBMix è realizzato da Enomondo (società del Gruppo Caviro, capofila del progetto) presso gli stabilimenti di Faenza (RA) e viene poi distribuito su alcuni terreni in Italia e nei paesi partner con l’obiettivo di testarne la resa in diverse condizioni climatiche e ambientali, oltre che su colture differenti. A seguire la sperimentazione in Emilia-Romagna è il CRPV – Centro Ricerche Produzioni Vegetali in collaborazione con l’Università di Bologna mentre gli enti partner negli altri Paesi sono CSIC Consejo Superior de Investigaciones Cientìficas (Spagna), Cyprus University of Technology (Cipro) e Urban Crop Solutions (Belgio).
Alla base del progetto, presentato a luglio 2021 e della durata di un anno (con richiesta di secondo anno di attività), c’è l’intenzione di operare per la diffusione di un modello di economia circolare che coinvolga tutti gli attori della filiera nel riutilizzo degli scarti agricoli e in una gestione sostenibile del suolo.
«CBMix permette di accumulare acqua e nutrienti, stimolando la crescita della microflora positiva dei suoli, rendendo il terreno più resistente alla siccità e portando la pianta a un maggiore equilibrio – spiega Rosa Prati, Responsabile del progetto e R&D manager di Caviro -. Il biochar è un materiale poroso, trattiene l’acqua e i nutrienti, rilasciandoli più gradualmente rendendo così il suolo più fertile e combattendone la desertificazione».
«Black to the future» è finanziato da EIT Food – European Institute of Innovation and Technology