Europa Verde ha depositato in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna un’interrogazione con la quale chiede alla Giunta chiarimenti sul futuro dell’area estrattiva del Polo Unico Regionale del gesso in località Monte Tondo, un sito limitrofo al Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola in predicato di divenire Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
Poiché solo di recente sono state consegnate alla Provincia di Ravenna le osservazioni relative alla Variante generale al Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE), pare improbabile che si giunga all’approvazione del nuovo PIAE entro il 19 ottobre 2022, quando a Saint Gobain scadrà l’autorizzazione a scavare. L’azienda ha chiesto alla Regione la proroga dell’attività fino al 2028 nell’attuale area definita dal PIAE vigente e, nell’ambito della procedura di approvazione del nuovo PIAE, ha espresso la necessità di ampliare l’attuale area estrattiva per poter garantire un futuro al sito produttivo di Casola Valsenio.
La Federazione degli Speleologi dell’Emilia-Romagna, che da anni si batte per la salvaguardia della Vena del Gesso Romagnola, ha sottolineato però che nel rispetto dei vincoli normativi esistenti non è possibile autorizzare alcun ampliamento dell’attuale area estrattiva e ha chiesto che il nuovo PIAE rispetti i contenuti dello studio Arpa del 2001 (che prevedeva una cubatura estraibile di 4/4,5 milioni metri cubi entro un’area ben definita) e le raccomandazioni conclusive dello studio commissionato dalla Regione Emilia-Romagna nel 2021. Raccomandazioni giudicate positivamente anche dalle associazioni ambientaliste in quanto lo scenario più auspicabile ipotizza la prosecuzione dell’attività estrattiva secondo le indicazioni dello studio Arpa e prevede di contenere l’area di estrazione del gesso entro i confini del vigente PIAE. Lo studio, quindi, propone di utilizzare il decennio residuo di ulteriore attività mineraria per attuare adatte politiche di uscita dal lavoro degli addetti oggi impiegati.
“Gli oltre 60 anni di attività estrattiva nella cava di proprietà della multinazionale Saint Gobain hanno modificato in modo irreversibile la morfologia di un ambiente naturale unico al mondo” – afferma Silvia Zamboni, Capogruppo di Europa Verde e Vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. “In merito alla richiesta di Saint Gobain di ampliare l’attuale area estrattiva, condivido le preoccupazioni espresse dalla Federazione degli Speleologi, dal WWF Ravenna e dal CAI-Club Alpino Italiano: un ampliamento sarebbe in evidente contrasto con la legge regionale 10/2005, che vieta espressamente la modifica o l’alterazione di grotte, doline, risorgenti o altri fenomeni carsici superficiali o sotterranei, e con i vincoli di tutela nazionali e internazionali dal punto di vista ambientale e paesaggistico (la cava è inserita nell’area contigua del Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola e in rete Natura 2000 che comprende 3 habitat di importanza prioritaria).
Per questo oggi torno ad occuparmi di un argomento già oggetto di due precedenti interrogazioni, chiedendo alla Giunta di fare chiarezza sulla propria posizione rispetto alla richiesta di ampliamento della cava avanzata dalla multinazionale Saint Gobain. Inoltre, chiedo se ritenga tale richiesta compatibile con le norme di tutela vigenti o, al contrario, che l’eventuale autorizzazione ad estendere l’area di estrazione del gesso oltre l’attuale confine del PIAE in vigore danneggerebbe ulteriormente gli habitat naturali coinvolti e ne comprometterebbe la candidatura a Patrimonio dell’UNESCO.
Infine, sollecito l’approvazione del nuovo PIAE, che auspicabilmente dovrà tener conto delle raccomandazioni contenute nello studio citato del 2021. La priorità per Europa Verde – conclude la consigliera Zamboni – è porre fine alla distruzione di un ambiente naturale unico al mondo e di uno straordinario “bene comune”, avviando le attività di riconversione produttiva dell’area per garantirne i livelli occupazionali. Ogni rinvio del processo di graduale riconversione non fa che compromettere il futuro occupazionale di lavoratori e lavoratrici”.