Nei giorni scorsi è stato reso pubblico lo studio commissionato dalla Regione per valutare le varie ipotesi riferite all’area estrattiva del gesso sulla cava del Monte Tondo, nei pressi di Borgo Rivola, di proprietà della Saint Gobain.
“Al riguardo è utile sentire anche la voce dei lavoratori, analizzare la ricaduta occupazionale di un’eventuale chiusura del sito e comprendere le valutazioni di chi abita nel territorio” affermano in un comunicato congiunto CISL, UIL e CGIL.
Le organizzazioni sindacali del settore, insieme alle Rsu del sito, si sono riunite oggi in assemblea con i lavoratori per fare il punto della situazione e adottare una posizione condivisa sulla vicenda, riprendendo anche quanto già evidenziato nel comunicato precedentemente diramato. La cava e lo stabilimento di lavorazione del gesso per la produzione di cartongesso occupano in maniera diretta 83 persone, in massima parte residenti nei comuni della vallata; a questi vanno aggiunti i lavoratori dell’indotto e il contributo economico che la permanenza dello stabilimento dà in termini di ricchezza al territorio.
Lo studio prevede diversi scenari, tra i quali (sarebbe quello raccomandato dalla commissione) vi è anche la chiusura della cava, opzione B, nei prossimi anni. In tale opzione si fa riferimento alle eventuali ricadute sociali, evidenziando anche percorsi di trasformazione dell’attività aziendale (produzione di materiali a base di solfati) e/o percorsi di accompagnamento alla pensione dei lavoratori coinvolti, fino ad ipotizzare un riassorbimento di diversi lavoratori in attività turistiche delle quali tuttora non vi è però traccia.
“La sensazione che deriva dalla lettura dell’opzione B consigliata dalla commissione “super partes” è che la perdita dei posti di lavoro sia un “danno collaterale” tutto sommato sopportabile. Questa conclusione per Filca Cisl, Feneal Uil, Fillea Cgil è inaccettabile: si devono trovare soluzioni che salvaguardino il futuro delle famiglie delle lavoratrici e dei lavoratori che operano nella cava e nell’indotto” affermano i sindacati.
“Il parco della Vena del Gesso e il sistema carsico della zona hanno un valore che nessuno mette in discussione e che deve essere preservato e valorizzato anche con la candidatura a sito Unesco; questo deve avvenire mantenendo l’esistenza della cava con tutte le valutazioni e precauzioni del caso in ottica conservativa e di ripristino delle aree via via dismesse. La chiusura della cava porterebbe a un grave danno economico per la vallata con inevitabili ripercussioni anche sul parco, una vallata “povera” e spopolata diventa un ambiente non curato e abbandonato. Inoltre, la chiusura del sito, anche con le dovute azioni di ripristino, porterebbe a una situazione di inevitabile degrado della zona nell’area industriale coinvolta.
La situazione che si sta venendo a creare preoccupa molti le organizzazioni sindacali e i lavoratori coinvolti e le prospettive per il futuro di centinaia di famiglie. A tal fine, oltre che continuare a confrontarci con la Direzione Aziendale per tutelare al meglio l’occupazione, riteniamo che sia necessario al più presto convocare un tavolo di confronto istituzionale, con le amministrazioni locali e con la Regione Emilia Romagna, prima che si prendano decisioni in merito alla coltivazione del gesso nell’area del Monte Tondo. Riteniamo che il tema debba essere trattato con un percorso condiviso nel territorio” .