“I problemi che minano la sopravvivenza della cava sono di due tipi e si possono risolvere.
Il primo riguarda il confine del sito Unesco. Nel 2019 tutti gli enti locali interessati approvarono una delibera per sostenere la candidatura Unesco di un’area il cui perimetro coincideva col confine del Parco della Vena del Gesso, lasciando fuori la cava, compresa una zona “cuscinetto” fra la cava stessa e il Parco. Nel 2021, in occasione dell’entrata di altri Comuni come soci del Parco, con una nuova delibera venne anche rinnovato l’accordo fra gli enti per sostenere la candidatura Unesco.
Il comitato scientifico però (che si stava occupando del dossier da inviare alla commissione Unesco), senza confrontarsi con gli enti locali coinvolti totalmente ignari di quanto stava avvenendo, decise di spostare i confini inglobando la zona ‘cuscinetto’ e pregiudicando così la possibilità di espansione della cava che, ricordo, conta più di cento dipendenti.
Questa, chiamiamola “invasione di campo” può essere risolta con una nuova delibera che riporti i confini del sito Unesco a quelli originali del 2019, lasciando intatta la zona “cuscinetto” classificata come Rete Natura 2000. E qui subentra il secondo ostacolo a quella piccola espansione (parliamo di appena il 5,3%) di cui la cava ha bisogno per continuare nella sua attività estrattiva. Ma anche questo ostacolo può essere superato perché la direttiva europea prevede che i confini della Rete 2000 possano essere modificati per esigenze di attività produttive. Qualcuno potrebbe obiettare che l’iter è troppo lungo e complicato ma la vera domanda è: c’è la volontà politica di andare avanti su questa strada che è l’unica percorribile per salvare posti di lavoro e per evitare il rischio di abbandono delle nostre colline già provate dagli eventi di maggio oppure no?
Personalmente, ho già espresso il mio appoggio ai lavoratori della cava e il Governo, attraverso il min. Picchetto Frattin, ha assicurato la massima attenzione e collaborazione. Ora spetta alla Provincia e alla Regione decidere da che parte stare.”
Sen. Marta Farolfi