Spi Cgil, Fnp Cisl e UilPensionati – in merito all’ennesimo caso di maltrattamenti perpetrati ai danni di un anziano ospite di una casa famiglia del territorio – chiedono a Comune, Ausl e a tutti gli organi ispettivi di intensificare i controlli dentro le strutture in provincia. Non bastano più, infatti, le verifiche su segnalazione o a campione.
Il continuo proliferare negli ultimi anni di case famiglia rappresenta da un lato l’intervento insufficiente del Comune a fornire risposte a una grave carenza di posti letto in strutture pubbliche, e dall’altro un business evidente che scarica tutte le sue contraddizioni sulla qualità di vita e assistenza degli ospiti e sullo sfruttamento della manodopera, come emerso anche poche settimane fa, in un’indagine che ha coinvolto una struttura di Mezzano e una di Bagnacavallo.
L’episodio, emerso sugli organi di stampa, in relazione alla casa famiglia Villa Cesarea è di una gravità inaudita e vede coinvolto un anziano, in evidente stato di fragilità, sottoposto a un trattamento disumano nella totale mancanza di rispetto della persona. I fatti sono avvenutiall’interno di una casa famiglia che, da quanto apprendiamo dai giornali,parrebbe esercitarela propria attività nella totale mancanza di rispetto delle regole, ospitando persone non autosufficienti e in numero superiore a sei.
Questi episodi non sono tollerabili. Chiediamo un impegno al Comune affinché vengano censite e controllate tutte le strutture presenti e preposte all’assistenza anziani e che sembrano spuntare ogni giorno in maniera incontrollata. Chiediamo, inoltre, di dar seguito agli impegni assunti con la sottoscrizione del Regolamento delle case famiglia e di costituire immediatamente un tavolo in Prefettura, ma soprattutto proponiamo un’immediata apertura di un confronto mirato a un riesame della rete dei servizi sociali, che ad oggi non fornisce le risposte auspicate.
Le organizzazioni sindacali chiedono sul caso specifico che vengano accertate e punite severamente tutte le responsabilità e si costituiranno parte civile nei confronti di chi ha commesso queste violenze.
Sulla questione è intervenuto anche Alvaro Ancisi, capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna, con una lettera diretta al sindaco de Pascale:
“L’escalation di fatti criminosi che vengono alla luce nella gestione di alcune case famiglie del territorio ravennate (altri che si potrebbero aggiungere sono coperti, anche per me, dal segreto delle indagini penali istruttorie) espone la nostra città a fenomeni addirittura inimmaginabili in Italia: quattro giorni fa, un fatto di caporalato nell’organizzazione del personale assistenziale, ieri la somministrazione per bocca ad un ospite 94enne delle proprie feci. Se queste case, facendo parte – come scritto nel regolamento del Comune – della sua “rete integrata dei servizi sociali residenziali di supporto alle famiglie per l’ospitalità dei propri anziani”, devono promuovere “il mantenimento della salute, del benessere, della vita affettiva e relazionale” dei loro ospiti, “nonché l’autodeterminazione e la libertà”, qualcosa di grave non va nell’apparato che la legge regionale e il regolamento comunale stesso hanno finora disposto intorno a queste strutture. Quattro sono infatti i servizi pubblici (Sportello unico per le attività produttive, Polizia municipale, Dipartimento territoriale dell’AUSL e Servizi sociali associati) nominati, come loro prima funzione di vigilanza e di controllo, a verificarne “le condizioni organizzative, assistenziali e di personale”. Non mi stancherò di ripetere che i requisiti da definire e gli accertamenti da compiere insistentemente sulla qualità lavorativa e personale degli addetti, siccome rappresentano la base su cui ergere e gestire una casa famiglia, sono la condizione irrinunciabile per prevenire escongiurare ogni possibile degenerazione e abiezione. Non bastando più gli atti cerimoniali, occorre dunque soffermarsi oggi, per dovere di chiarezza, sulle dichiarazioni fatte ieri dal sindaco, perché da lui dipende in primis il “cambio di passo” che invoco inutilmente da oltre un anno.
INDAGINI PENALI INNESCATE SOLO DA CITTADINI – Mi associo al sindaco sul “plauso alla Procura e alle forze di polizia per la continua attività di indagine e controllo che stanno portando avanti nelle case famiglia del territorio provinciale”, purché prenda atto che le investigazioni compiute su tutti gli orrori finora emersi si devono alle segnalazioni e denunce di alcuni liberi cittadini, anche se pochi, non agli accertamenti preventivi effettuati dagli organi amministrativi preposti, la cui “attività di controllo messa in atto” non è dunque il caso di elogiare come “intensa”.
LA BADANTE “UMANA” SENZA Più LAVORO – A questi cittadini il sindaco non può dimenticare di rendere merito, specialmente quando pagano di persona il proprio senso di responsabilità e umanità. È il caso della badante, grazie esclusivamente (sottolineo) alla quale l’attività della casa famiglia di via Cesarea è stata denunciata ed è stato sottratto alle aguzzine l’anziano da loro sottoposto ad un’angheria così turpe che non si ricorda avvenuta neppure nei lager. Ne conosco personalmente, oltre alle qualità professionali maturate con esperienze pregevoli di lavoro, il profondo spririto, quasi religioso, di altruismo e generosità: quello che, non facendole reggere lo strazio, l’ha portata a licenziarsi in lacrime dalla casa famiglia e il giorno dopo a recarsi in piazza Mameli per denunciare tutto alla polizia municipale. In una città dove gli encomi sono elargiti a man bassa, è stato un lapsus imperdonabile non dirle neppure “grazie”. Sta di fatto che ora è senza lavoro, di cui ha molto bisogno. Per cui rivolgo un appello a chi può adoperarsi, anche previo un colloquio, per vedere di risolvere questo problema, affinché si metta in contatto con me in qualsiasi maniera tramite lo 0544-482532 in orario d’ufficio, o grulistara@comune.ra.it di giorno e di notte.
IL TEMA “PRIORITARIO” DEI CONTROLLI – Alla buonora, il sindaco riconosce che è “prioritario” il tema dei controlli. Devo allora ricordargli che già nella primavera 2018, anche come presidente della commissione “Sanità pubblica e Qualità della vita”, dopo avergli rivolto l’interrogazione: “Quale vigilanza sulla casa famiglia degli orrori”, avanzai la richiesta di una “Formulazione di indirizzi per una più adeguata disciplina delle case famiglia a livello di legge regionale e di regolamento comunale”. Questa necessità, discussa in una burrascosa seduta di commissione, era stata assicurata dalla Giunta comunale entro settembre 2018, dopoché la Regione avesse rafforzato in questo senso la propria legge, come promesso. Tale legge è stata rafforzata, in agosto, solo su un punto, ma largamente insufficiente. Le “linea guida” distribuite invece dalla Regione, oltre a non avere nessuna efficacia giuridica, sono area fritta, giaculatorie inservibili, perfino ridicole. Il “nuovo” regolamento comunale, approvato solo martedì scorso, si è limitato a copia-incollarle vergognosamente, meritandosi, oltre al mio voto contrario, le invettive feroci che chiunque può vedere e ascoltare dalla registrazione della seduta (sindaco assente) sul sito internet del Comune, in: http://www.comune.ra.it/Comune/Consiglio-Comunale/Il-Consiglio-Comunale/Sedute-consiliari/Archivio-video-riprese/Seduta-del-04-06-2019, dopo 46:46 minuti dall’inizio. Se dunque, nonostante un regolamento nuovo di zecca, i controlli sono per il sindaco il “tema prioritario”, occorre, senza aspettarsi mea colpa, che il regolamento sia rivisto come l’emergenza impone. Il sindaco batta un colpo. Qualcuno dall’opposizione risponderà a modo.