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“Oggi contiamo un nuovo femminicidio, il 56esimo dall’inizio del 2024, ancora una donna uccisa per mano di un uomo che diceva di amarla. Di amarla così tanto da non riuscire ad accettare che fosse sottratta alle sue cure premurose, per venire affidata ad una struttura. Questo riportano di lui sulla stampa locale. Con lei salgono a 23 le donne over 70 uccise dai loro mariti. Mai così tante.

La nuova vittima si chiama Piera Ebe Bertini, aveva 77 anni, abitava nella nostra città e da lungo tempo era malata di Alzheimer. Il suo assassino è Enzo Giardi, ha 78 anni, era suo marito e l’ha uccisa annegandola nella vasca da bagno.

Se sentiamo l’esigenza di nominare la vittima e il suo carnefice non è per esprimere un giudizio, ma perché questi sono i fatti, al di là delle congetture che stampa e opinione pubblica né stanno facendo in queste ore.

La lettura che è stata data di questo terribile fatto di cronaca è quella di un dramma familiare, di un uomo provato dalla sofferenza per la malattia della moglie, che non ha retto all’idea di saperla lontana da sé e per questo l’ha uccisa. Annegandola nella vasca da bagno.

Dopo la drammatica uccisione di Giulia Cecchettin è sembrato che il termine femminicidio fosse stato sdoganato e il concetto di amore scardinato infine da quello di possesso, anche nell’opinione pubblica prevalente. Sembrava che a nessuno sarebbe più venuto in mente di pensare “l’ha uccisa perché l’amava troppo”. Ondate di sdegno e protesta si sono levate in ogni parte d’Italia, ma lo stesso sdegno non si solleva quando la donna non è più giovane, carina, in salute, con tutta la vita davanti. Se le donne uccise dai compagni sono anziane o malate, si parla di “tragedia familiare”, di “dolore insostenibile”, di “atto pietoso dettato dal troppo amore o dalla troppa sofferenza”, dimenticando che la radice ultima resta il possesso.

Il possesso di un’altra persona non si sostanzia solamente nell’impedirle la libertà di andarsene e perseguire una propria strada autonoma. Non è possesso solo quello del marito o fidanzato che uccide per non farsi lasciare. È possesso ogni volta che la volontà della singola persona viene piegata a quella di un altro, che ne decide e ne dispone.

Che sia perché non capace di reggere all’abbandono, o al peso di cura, o all’idea che l’età e la malattia dell’altra causino troppa sofferenza.
Le donne hanno il diritto come tutti di ammalarsi, invecchiare ed essere curate. Non può e non deve passare l’idea che l’amore uccide. L’amore cura, non uccide.

I femminicidi di donne anziane aprono sempre riflessioni sui problemi enormi di cura che affliggono il nostro Paese, sul welfare che manca, sulla solitudine delle famiglie e delle singole persone costrette ad arrabattarsi di fronte a problemi più grandi di loro.

Sono tutti temi legittimi, che esistono e dovrebbero animare il dibattito politico per trovare soluzioni concrete. Ma a prescindere dai femminicidi di donne anziane. Noi abbiamo solo una semplice domanda che continueremo a fare: perché dopo che vi abbiamo fatto nascere, dopo che vi abbiamo cresciuti, nutriti, curati, ci uccidete?

Saremo in piazza del popolo giovedì 12 settembre dalle 18,30 alle 19 con il flash mob E’ strage per ricordare le ultime 3 vittime di femminicidio.”

Associazione Liberedonne Casa delle donne Udi
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