I numeri che descrivono l’andamento dell’economia della provincia di Ravenna nel 2022 sono ancora positivi, ma con un deciso rallentamento nella seconda parte dell’anno (in particolare nel terzo trimestre) a cui hanno contribuito le criticità dovute al conflitto, al caro-bollette, all’impennata dell’inflazione e all’adozione di politiche monetarie restrittive a livello mondiale per cercare di frenarla. “L’inflazione media del 2022, a distanza di un anno, a Ravenna è arrivata al +9%, dal +1,9% del 2021 – evidenzia Giorgio Guberti, commissario straordinario dell’ente camerale ravennate, che aggiunge – L’attuale riduzione dei costi dell’energia e di alcune materie prime è un segnale positivo che potrebbe in parte mitigare i timori di un rallentamento per il 2023”. La serie di segni positivi, seppure in decelerazione, per gli indicatori medi delle variabili analizzate per il bilancio complessivo del 2022, si apre con il risultato della produzione dell’industria manifatturiera, che mette a segno un incremento pari a +6,6%, in ragione d’anno, e non eguaglia certo il rimbalzo del 2021 che aveva sfiorato il +11%. L’andamento del volume d’affari provinciale, per il 2022 conferma il trend in espansione dell’attività del settore delle costruzioni ravennate, portandosi al +5,1% rispetto al 2021, risultato ottenuto sotto l’effetto congiunto dei vari bonus governativi a sostegno del settore, che dal 2021 hanno rivitalizzato l’attività, e della spinta degli effetti dell’inflazione (+6% era stato il recupero medio annuale del 2021). Per il commercio al dettaglio il 2022 evidenzia un sensibile rallentamento nel segnale di attività; l’andamento positivo delle vendite a prezzi correnti è proseguito ad un ritmo più lento, +0,6%, rispetto al +4,5% realizzato nell’anno precedente.
Per la nati-mortalità delle imprese, dopo il brusco stop del 2020 dovuto alla fase acuta dell’emergenza Covid ed al lookdown ed il rimbalzo del 2021, con il 2022 il bilancio tra aperture e chiusure rimane positivo, attestandosi a 104 attività in più tra gennaio e dicembre. A questo saldo corrisponde una crescita annuale del +0,27%, confermando l’andamento dell’anno precedente. Come prima analisi provvisoria relativa al 2023, da gennaio a febbraio, le cessazioni non d’ufficio (632) sono superiori alle nuove aperture (413); la movimentazione tra iscrizioni e cancellazioni volontarie, genera un saldo negativo, pari a -219 unità, già in peggioramento rispetto al saldo negativo del gennaio-febbraio 2022 (era -190 nell’analogo periodo dell’anno scorso).
Per le esportazioni delle imprese ravennati, l’anno 2022 si chiude con una ulteriore crescita, sostenuta e diffusa, a due cifre, pari a +24,3%; nonostante il sensibile incremento dei prezzi alla produzione e del fenomeno dell’alta ed anomala spirale dell’inflazione, l’aumento del flusso commerciale con l’estero è risultato comunque rilevante. Osservando i singoli quattro trimestri, si evidenzia tuttavia un rallentamento tendenziale del flusso; i segnali del cambio di passo, di fatto, ci sono già stati e risultano maggiormente evidenziati dall’andamento congiunturale che è diventato negativo: il trimestre di chiusura dell’anno entra in modalità negativa con una decrescita del -10,1%, rispetto al precedente.
L’inflazione, la riduzione del potere d’acquisto che scoraggia i consumi e depaupera i redditi, la crescita del costo del denaro (con l’adozione di politiche monetarie restrittive a livello mondiale per cercare di frenare l’inflazione) che limita anche gli investimenti e l’incertezza in cui si muovono le imprese, sono evidenti fattori di criticità con cui affrontare l’anno corrente e con cui le tendenze positive del 2022 dovranno fare i conti: le previsioni di crescita economica per il 2023 sono destinate ad una possibile frenata (+0,4% per il valore aggiunto provinciale, dopo la la stima a +3,8% relativa al 2022).