A distanza di due anni dall’irrompere dell’emergenza sanitaria, i numeri del Registro delle imprese della Camera di commercio di Ravenna segnalano un primo, parziale assestamento della natalità e mortalità imprenditoriale, senza tuttavia recuperare ancora i livelli pre-pandemia. Alle 724 iscrizioni di nuove attività economiche rilevate tra gennaio e marzo (110 in più con il dato dello scorso anno, dopo la frenata del 2020) hanno risposto 816 cessazioni, per la prima volta in ripresa verso valori più normali dopo la forte contrazione legata all’attesa dei ristori governativi per la forzata riduzione delle attività.
Il saldo risultante dai due flussi (-92 unità) fotografa un sostanziale “stallo” nella dinamica complessiva del tessuto imprenditoriale ravennate che va qualificato come un risultato “tecnico” soprattutto per il livello di cancellazioni, ancora lontano da un’evoluzione fisiologica. A questo si aggiunge la debole dinamica delle iscrizioni che, pur in ripresa rispetto al minimo del primo trimestre del 2020, comincia a registrare il clima d’incertezza conseguente agli squilibri geo-politici innescati dal conflitto Russo-Ucraino. Questo in sintesi lo scenario che emerge dall’Osservatorio dell’economia dell’Ente di Viale Farini sui dati Movimprese elaborati da Unioncamere e InfoCamere.
I dati del primo trimestre, dunque, restituiscono il profilo di un sistema imprenditoriale ravennate che allarga il proprio perimetro soprattutto grazie alla filiera dell’edilizia e dei servizi a essa collegati (servizi immobiliari e attività professionali, tecniche e scientifiche) e dei servizi alle imprese. Presi insieme, questi settori determinano infatti un saldo positivo di 97 imprese in più nel periodo (più del 60% del quale attribuibile al solo settore delle costruzioni, bilancio influenzato dal trend positivo del comparto artigiano), confermando la spinta determinata dagli incentivi in favore delle famiglie per gli interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare. Sul fronte opposto, gli altri grandi settori tradizionali mostrano dinamiche negative; in termini assoluti, il saldo negativo più pesante si registra ancora una volta in agricoltura: -93 unità e si tratta di una tendenza di fondo che prosegue da anni, che solo saltuariamente rallenta. Seguono i saldi negativi nel commercio (-63) e nelle attività di alloggio e ristorazione (-43); contrazioni più contenute si registrano poi nelle altre attività di servizi (-15), nel trasporto (-8), nelle attività manifatturiere (-7 aziende), nei servizi di informazione e comunicazione (-3) e nell’istruzione (-3).
Sotto il profilo organizzativo, infine, si conferma la forza della formula della società di capitali per quanti decidono oggi di lanciarsi in un’iniziativa imprenditoriale; il contributo in controtendenza viene infatti sempre dalle società di capitali (68 imprese in più nel trimestre, pari ad un tasso di crescita positivo dello 0,80%, in miglioramento rispetto all’analogo trimestre del 2021). A fronte di queste, si è ulteriormente ridotto il perimetro delle imprese individuali, diminuite di 97 unità (in termini di tasso si tratta di un -0,46%) e delle società di persone (-59 unità, corrispondente al -0,74% in termini percentuali). In lieve contrazione anche le altre forme giuridiche (cooperative e consorzi), con 4 unità in meno. Positivo per il settore artigiano il tasso di crescita anche se contenuto e pari a +0,14%, grazie esclusivamente al gruppo di imprese dell’edilizia (+63), con una variazione positiva significativa. Nell’analisi per tipologia, nel primo trimestre dell’anno, si riscontrano tassi di crescita per le imprese giovanili (+5,4%, corrispondente ad un saldo netto tra iscrizioni e cessazioni volontarie pari a +133 unità per le imprese capitanate da “under 35”) e per le imprese straniere (+2,1% e saldo pari a +104 unità); leggermente in calo invece le imprese femminili con 28 attività in meno e tasso negativo pari a -0,35%.
“I dati – ha sottolineato Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna – confermano la necessità di lavorare per diffondere e far conoscere alle imprese, soprattutto quelle più piccole, le misure messe in campo dal Governo nel green e nel digitale. L’80% delle imprese di minori dimensioni non ha nemmeno in programma di avvalersi di queste risorse, contro il 50% delle aziende medio grandi. Il successo delle politiche legate al PNRR – ha concluso Guberti – rende indispensabile un maggior raccordo tra Governo e mondo delle imprese e le Camere di commercio, insieme alle associazioni di categoria, sono un perno importante di questo raccordo per far conoscere alle imprese le enormi opportunità legate alle nuove risorse e per mettere a terra molte delle misure chiave previste nel Piano”.