Gli indicatori, in particolare, del commercio estero, elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat e riferiti al 2021, hanno registrato per le vendite ravennati sui mercati internazionali, in netta accelerazione, un valore pari a 5.054 milioni di euro, valore che corrisponde ad una variazione tendenziale positiva del +25,2%. Tra gennaio e dicembre 2021, rispetto all’anno precedente, le esportazioni delle imprese della provincia sono cresciute del +25,2% con un incremento, rispetto a prima della pandemia, del +9,2%.
Bene il tasso di utilizzo degli impianti (81,6%) delle imprese manifatturiere, che raggiunge il valore annuale massimo tra quelli osservati dal 2013 e che ha interessato anche il settore dell’artigianato.
Il 2021, inoltre, si chiude con un saldo positivo di 102 unità, registrando la nascita di 1.857 nuove imprese (quasi il 14% in più rispetto all’anno precedente), anche se non ancora in linea con i valori precedenti alla pandemia. Le 1.755 cessazioni volontarie di attività, rilevate tra gennaio e dicembre dello scorso anno, costituiscono il valore più basso degli ultimi dodici anni, persino più contenuto di quello già record registrato nel 2020.
“La crescita che siamo riusciti a mettere a segno – ha sottolineato Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna – è la conferma dei punti di forza delle nostre imprese, della loro abilità dimostrata nel riposizionamento sui mercati esteri e nelle filiere produttive, sia a livello nazionale sia internazionale. Ma è forte la preoccupazione per l’insufficienza di materiali, la scarsità di manodopera e per gli aumenti, senza precedenti, dei costi di esportazione e dei tempi di consegna. Un livello insostenibile, che può portare alla chiusura di molte aziende per la brusca compressione dei margini operativi”.