Al 31 marzo 2020 le imprese registrate in provincia di Ravenna sono risultate 38.267, ovvero 413 in meno rispetto alla stessa data dell’anno precedente. Negli ultimi 12 mesi (marzo 2019 – marzo 2020), per quanto riguarda i flussi di nati-mortalità al Registro Imprese di Ravenna, sono state contabilizzate 1.878 nuove iscrizioni, a fronte di 2.134 cancellazioni volontarie e di 163 cancellazioni d’ufficio (cioè amministrative), determinando perciò un saldo netto negativo di 256 unità. Nel corso degli ultimi dodici mesi, si confermano quindi sia il calo del numero delle imprese, proseguendo un trend in atto ormai da tempo, sia il saldo negativo fra avvii e chiusure di attività.
A causa del turnover negativo delle aziende e della ulteriore riduzione della consistenza numerica del sistema imprenditoriale, anche il tasso di variazione continua ad essere negativo ed è pari a -0,66%. Inoltre risulta essere in lieve peggioramento rispetto a quello relativo all’anno 2019 e più marcato rispetto a quello medio degli ultimi anni. Occorre anche aggiungere che il territorio ravennate continua ad essere caratterizzato da un calo del numero delle imprese relativamente superiore a quello che si registra in ambito regionale: anche il tasso medio dell’Emilia-Romagna rimane negativo ed è pure in peggioramento, confermando la specificità della difficile condizione del complesso dell’imprenditoria regionale, però risulta più contenuto, seppure di poco, rispetto al dato provinciale, attestandosi negli ultimi dodici mesi a -0,46%. All’opposto, a livello nazionale l’andamento tendenziale conferma la crescita del numero delle imprese, con un tasso di variazione positivo negli ultimi dodici mesi e pari a +0,30%; da rilevare, tuttavia, che in ambito nazionale il tasso di crescita è comunque in fase di rallentamento ed è il minore tra quelli realizzati negli ultimi sette anni. Per quanto riguarda l’andamento tendenziale, sono segnali negativi che hanno le radici nel 2019; non sono ancora il bollettino degli effetti derivati dal Coronavirus, che si ripercuoteranno con più completezza nei prossimi trimestri. Ma la tempestività nella reazione è l’unica strada per rallentare la caduta degli indicatori economici.
Andamento nell’ultimo trimestre. Prima di valutare la movimentazione del primo trimestre dell’anno, va ricordato che statisticamente questo periodo presenta con una certa regolarità un bilancio negativo, poiché riflette l’accumularsi di cessazioni contabilizzate a gennaio, ma riferibili in realtà agli ultimi giorni dell’anno precedente.
Fatta questa premessa, considerando il solo primo trimestre, comincia in salita il 2020: in provincia di Ravenna il saldo tra iscrizioni e cessazioni, sempre al netto delle cessazioni di ufficio, è risultato ancora negativo. Le cancellazioni superano le iscrizioni di 401 unità; il saldo della nati-mortalità è negativo, come tipico del primo trimestre, ma non appare affatto contenuto: rappresenta il saldo peggiore degli ultimi 7 anni, con riferimento al trimestre gennaio-marzo.
Il bilancio negativo tra aperture e chiusure di imprese si chiude segnando un calo trimestrale pari a -1,04% (rispetto a fine dicembre 2019). Nel corso del primo trimestre 2020, in provincia di Ravenna, risultano in calo sia le iscrizioni che le chiusure di attività: le nuove aperture sono sensibilmente diminuite, ma la contemporanea riduzione delle cessazioni è stata più contenuta ed il saldo netto negativo della nati-mortalità risulta addirittura il più elevato dal 2014. Per il sistema imprenditoriale la tendenza negativa, anche se per il momento non appare ancora particolarmente ampia, è in peggioramento: quest’anno, con l’aggravamento dell’emergenza sanitaria, che ha stravolto non solo la nostra vita quotidiana, ma anche l‘economia, il tessuto imprenditoriale sta attraversano una fase ancora più critica e gli effetti conseguenti allo stato di eccezionalità in cui l’economia reale si sta muovendo possono aver contribuito inevitabilmente ad appesantire il risultato del trimestre in esame.
Anche a livello regionale e nazionale il tasso di variazione registrato su base trimestrale è negativo, pari al -0,74% e -0,50%, rispettivamente, ed i risultati sono migliori, anche se negativi, rispetto a quello ottenuto dall’andamento trimestrale delle imprese ravennati. Ma anche a livello regionale e nazionale gli andamenti risultano in peggioramento.
Forma giuridica. Nonostante il calo generalizzato delle imprese registrate, la lettura dei dati dal punto di vista delle forme organizzative conferma un trend ormai consolidato nella nostra provincia: a fine marzo 2020, rispetto alla stessa data del 2019, solo le società di capitale registrano una performance positiva importante, pari a +214 unità (+2,7% in termini relativi) ed è l’unica forma giuridica in aumento anche negli altri territori di riferimento, cioè in Emilia-Romagna ed in l’Italia.
Il dato positivo delle società di capitale, dovuta anche alla progressiva sostituzione di altre forme giuridiche, è sostenuto dalla possibilità di poter usufruire delle semplificazioni e delle agevolazioni fiscali introdotte e consentite ad alcune compagini societarie, come risulta dal fatto che sono le società a responsabilità limitata ed in particolare le SRL Semplificata (+17,1%), a costituire l’incremento delle società di capitale. Nel 1° trimestre 2020, anche le cosiddette “altre forme giuridiche”, che però incidono marginalmente sul totale delle imprese, realizzano un piccolo saldo positivo con +2 unità (+0,5% in termini relativi).
All’opposto, risultano in flessione le società di persone, con un saldo negativo pari a -195 unità (-2,3% in termini relativi), le ditte individuali (-425 e -2%) e le cooperative con -9 e -1,6%. All’insegna della stabilità i consorzi.
Settori produttivi. In crescita, rispetto al 31 marzo 2019 ed in contro tendenza con l’andamento generale, i settori di attività dei servizi alle imprese e professionali (+104 unità, con una variazione percentuale pari a +2,1%), dei servizi alla persona (+22, +0,7%) ed il comparto del credito/assicurazioni con 3 imprese in più ed una variazione percentuale pari a +0,4%.
In flessione tutti gli altri settori e quelli che hanno maggiormente contribuito a determinare la riduzione della base imprenditoriale provinciale sono agricoltura e commercio. In termini assoluti, nel complesso del primo trimestre 2020, le attività agricole si riducono di 189 unità (-2,7% in termini relativi) ed il commercio perde 162 esercizi (-2% in termini di variazione percentuale). Seguono le
costruzioni (-74 unità, -1,3%), il turismo, con -60 attività e -1,8% in termini relativi, l’industria (-53 unità, -1,7%) ed il comparto del trasporto e magazzinaggio (-33, -2,6%).
Territorio. Quasi tutti i territori della provincia registrano una flessione, tranne il comune di Cervia che realizza un incremento di 18 unità. Il comune di S. Agata sul Santerno è all’insegna della stabilità.
Negli altri territori si rilevano flessioni, più o meno ampie. In particolare nell’area di Ravenna, si registrano 162 imprese in meno, pari a -0,8% in termini relativi; nell’area della Bassa Romagna, calo di 99 unità (-1%) e nell’area della Romagna Faentina -152 attività, pari a -1,8%. Nel comprensorio di Ravenna, che raccoglie oltre la metà delle imprese provinciali (52,8%), il comune di Ravenna perde 167 imprese (-1,1%).Tra i comuni della Bassa Romagna, che nel complesso rappresentano circa un quarto delle imprese provinciali, quello di Lugo vede una riduzione di 16 unità (-0,5%). Per i comuni della Romagna Faentina, che pesano complessivamente per il 22,1%, quello di Faenza mostra una flessione di 74 ditte (-1,3%).
Imprese artigiane. Al 31 marzo 2020 le imprese artigiane registrate sono risultate 10.241 ed i dati del Registro delle Imprese ci mostrano che le imprese artigiane della provincia di Ravenna chiudono i primi tre mesi del 2020 con una riduzione di 158 unità, nel confronto con fine marzo 2019, che si traduce in una flessione del -1,5% (variazione percentuale). Prosegue la difficoltà del settore artigiano e la diminuzione evidenziata risulta leggermente superiore a quella del sistema imprenditoriale nel suo complesso (-1,1%), in termini relativi. Il tessuto produttivo artigiano della nostra provincia è stato quindi interessato da una ulteriore riduzione del numero delle ditte, in atto da tempo, e la chiusura delle attività per l’emergenza Covid-19 si ripercuoterà con maggior forza sulle piccole e micro imprese: chi era già più fragile, anche nel match di divieti e autorizzazioni sui Codici Ateco tra settori essenziali e non essenziali, finirà per essere più duramente colpito dalle conseguenze dei provvedimenti di lockdown.
Nel trimestre in esame crescono le imprese artigiane nel settore dei servizi all’impresa, che aumentano di 16 unità (+2,5%) e molto più a distanza, in quello dei servizi alla persona e nel settore dei lavori agricoli, in entrambi i settori con una unità in più ( in termini relativi, rispettivamente +0,1% e +1,7%). Diminuiscono, invece, in tutti gli altri settori e particolarmente pesante la riduzione del settore edile, con 69 unità artigiane in meno (-1,6%); seguono il manifatturiero (-39 e -2,1%) ed i trasporti (-31 e -3,8%), a cui si aggiungono il settore del turismo (-29 e -4,9%) e quello del commercio con 6 esercizi in meno (-1,1%).
Negli ultimi dieci anni si sono infine perse 1.573 imprese artigiane iscritte al Registro Imprese di Ravenna, valore assoluto corrispondente ad un calo del -13,3%
Imprese femminili. Le imprese femminili registrate nella nostra provincia alla fine del primo trimestre del 2020 sono risultate 7.982 ed i dati ci mostrano che, nel confronto con la stessa data dell’anno precedente, la consistenza delle imprese “in rosa” ha subito una lieve diminuzione, equivalente a 16 unità in meno. In termini relativi, la flessione corrisponde ad un -0,2%; va peggio quindi per il sistema imprenditoriale complessivo che, come abbiamo già visto, in termini di variazione percentuale, ha subito una flessione pari a -1,1%. La diminuzione della compagine imprenditoriale femminile è stata meno pesante, ma prossimamente occorrerà anche adattarsi alla “nuova normalità” per affrontare il post-emergenza, con cambi di paradigma per le imprese, per favorire una reazione ancor più resiliente, rapida ed efficace. Senza dimenticare che le misure di contenimento del Covid-19 hanno comportato un ulteriore aggravio del carico di lavoro delle donne, con potenziali conseguenze negative di lungo periodo.
Le imprese femminili registrate in provincia rappresentano il 20,9% del totale delle imprese provinciali. Il loro peso, progressivamente cresciuto negli anni, si mantiene in linea con la media regionale (20,8%), ma risulta inferiore a quella nazionale (22%), anche se, nel periodo in esame, le imprese femminili sono cresciute solo in poche regioni italiane.
Imprese giovanili. Alla fine del primo trimestre del 2020, sono 2.285 le imprese giovanili registrate a Ravenna; anche nel periodo in esame il loro numero ha subito una riduzione e, rispetto all’analogo trimestre dell’anno precedente, ne mancano all’appello 111, pari ad una forte flessione del -4,6%. Inoltre, la discesa accelera rispetto a quella rilevata nel primo trimestre del 2019 (era -3,2%) ed anche rispetto a quella del gennaio-marzo 2018 (-4,1%).
Se analizziamo però il saldo della movimentazione negli ultimi dodici mesi, si riscontra che è positivo e pari a + 266 unità, originato da 499 avvi di nuove imprese giovanili e 233 chiusure volontarie. Va infatti ricordato che sulla consistenza delle imprese giovanili incide il continuo e costante flusso in uscita, causato dall’invecchiamento dei soggetti che le gestiscono, ai fini della definizione amministrativa per poter rientrare nelle cosiddette “imprese giovanili”. L’andamento di questa tipologia di impresa quindi principalmente si giustifica con la perdita dei requisiti, ovvero il superamento della soglia dei 35 anni da parte di soci e titolari: le imprese giovanili della nostra provincia, a causa della perdita dei requisiti delle aziende iscritte negli anni precedenti, riducono la loro consistenza rispetto all’anno precedente, ma il saldo della movimentazione continua ad essere largamente positivo.
A Ravenna le imprese giovanili rappresentano il 6% del totale delle imprese registrate; in Emilia Romagna il 6,4%, una delle quote più basse tra le regioni italiane, ed in Italia l’8,3%. La maggiore presenza giovanile nel tessuto imprenditoriale nazionale si trova nelle regioni meridionali.
Imprese straniere. Anche in questa fase così delicata, per l’imprenditoria straniera, l’andamento rilevato è in contro tendenza rispetto a quello generale; si conferma per il primo trimestre del 2020 ancora il saldo positivo delle imprese con il titolare o con la maggioranza dei soci di nazionalità straniera. Al 31 marzo sono state infatti registrate 4.598 imprese straniere nel Registro delle Imprese di Ravenna e sono 54 in più rispetto alla stessa data dell’anno precedente (+1,2% in termini relativi).
Inoltre, la percentuale di imprese straniere sul totale complessivo provinciale è in crescita continua ed ha raggiunto il 12%, avvicinandosi sempre più alla media regionale (12,2%) e mantenendosi più elevata di quella nazionale (10,2%).
Rispetto all’analogo trimestre del 2019, l’imprenditoria straniera è in crescita in quasi tutti i settori, anche se con diverse intensità;
fanno eccezione il settore del commercio, che presenta invece un saldo negativo perdendo 8 unità (-0,6%), a cui segue anche l’agricoltura con 3 aziende straniere in meno (-6,7%).