Resilienza e adattamento, attitudine al digitale e allo smart working, elevate velocità e flessibilità nell’adattarsi ai cambiamenti improvvisi del mercato e un ottimo livello di competenze tecniche e informatiche: non c’è bisogno di essere una ’big tech’ per volare nel settore dell’innovazione. Negli ultimi 24 mesi le startup innovative ravennati hanno saputo cogliere l’accelerazione data dalla pandemia per crescere: è quanto emerge dall’analisi dei dati Infocamere elaborati dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio. 34 quelle nate in piena emergenza sanitaria, muovono complessivamente un giro d’affari di circa 13,9 milioni di euro e per circa il 12% sono guidate da ragazze e ragazzi con meno di 35 anni.
“La nascita di imprese innovative – ha sottolineato Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna – è condizione fondamentale per creare nuova e buona occupazione e per dare al sistema produttivo provinciale maggiore vitalità e attrattività. Chi ha un’idea innovativa e vuole trasformarla in un business può contare sui servizi e sulle attività promossi dalla Camera di commercio insieme alle associazioni di categoria per diffondere la cultura manageriale e aiutare, ad esempio, un laureato o un ricercatore in possesso di un’idea brillante ad acquisire le competenze per poter lanciare e gestire una propria azienda”.
Il 65% delle nuove imprese – evidenzia lo studio della Camera di commercio – sono attive, in particolare, nella produzione di software, nella consulenza informatica e nella ricerca scientifica, ma a proteggere il genio innovativo ravennate sui mercati internazionali sono soprattutto le startup depositarie di brevetti oppure quelle titolari di software registrato, che costituiscono il 20% della consistenza complessiva delle startup innovative a fine 2021. Muovono complessivamente un giro d’affari di circa 13,9 milioni di euro, pari a circa 182.000 euro per azienda, e per circa il 12% sono guidate da ragazze e ragazzi con meno di 35 anni. Il capitale sociale medio si aggira intorno ai 68.000 euro, 29 hanno sede legale nella città capoluogo, 21 a Faenza, 8 a Lugo, 6 a Cervia e ad Alfonsine, 2 a Bagnacavallo e 1 nei Comuni di Brisighella, Castelbolognese, Massalombarda e Riolo Terme.
“Imprese – ha concluso Guberti – in grado di generare nuove opportunità occupazionali anche attraverso la valorizzazione delle conoscenze e delle competenze tecnologiche e imprenditoriali generate nelle università e nelle organizzazioni di ricerca presenti in regione e sull’intero territorio nazionale. La crisi pandemica e la transizione digitale hanno accelerato l’evoluzione dei mercati, con l’emersione di nuovi modelli di produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi. Si è ampliato in tal modo il divario tra imprese che hanno intrapreso processi di innovazione, riuscendo ad adattarsi ai nuovi scenari e quelle – soprattutto micro e piccole imprese – che non l’hanno ancora fatto”.
Tra i requisiti per essere startup innovative: la società deve essere costituita e svolgere attività d’impresa da non più di 60 mesi; il totale del valore della produzione annua della società, a partire dal secondo anno, non deve essere superiore a 5 milioni di euro; la società deve avere quale oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. Tra i vantaggi: minori oneri per la costituzione; rapporti di lavoro subordinato di più semplice attuazione; credito di imposta per ricerca e sviluppo; incentivi all’investimento; raccolta diffusa di capitali di rischio tramite portali online.