I dati in possesso dell’Ufficio studi e ricerche della Cgil evidenziano che, con l’avvio della Fase 2, la richiesta di cassa integrazione, da parte delle aziende, è in diminuzione sul territorio ravennate. Dopo aver toccato il picco di lavoratori sottoposti ad ammortizzatori a fine aprile, i numeri sono in lieve discesa. L’analisi dei numeri mostra che dal 23 febbraio scorso sono stati, nel territorio provinciale, 37.244 i lavoratori interessati dalla cassa integrazione: 10.083 del territorio faentino, 7.729 del Lughese e 17.832 di Ravenna-Russi-Cervia.
“Ci aspettiamo nelle prossime settimane un’ulteriore riduzione dei lavoratori in cassa integrazione – dice il segretario della Cgil di Ravenna, Costantino Ricci -, le riaperture hanno contribuito a invertire la tendenza in atto a marzo e aprile. Si tratta di un primo timido segnale di incoraggiamento, ma i prossimi mesi saranno decisivi per far sì che il sistema economico locale possa reagire alle gravissime ripercussioni prodotte dalla pandemia”.
Sicurezza sanitaria, rischio infiltrazioni mafiose e andamento occupazionale
Costantino Ricci sottolinea l’importanza del lavoro svolto dai tavoli tematici coordinati dalla Provincia di Ravenna: “In piena emergenza, il confronto è stato fondamentale per comprendere quanto stesse avvenendo sul territorio e le ripercussioni nei vari settori. I tavoli hanno contribuito in maniera sostanziale a definire le linee guida per le riaperture, portando elementi che sono stati accolti nelle direttive regionali. Il compito del tavolo provinciale non è però esaurito e sarà molto importante anche per l’immediato futuro. Penso innanzitutto alla necessità di un’azione di monitoraggio dell’evoluzione della situazione sanitaria. Il lavoro in sicurezza, sia per gli addetti che per l’utenza, deve essere la priorità ed è la migliore garanzia per arginare il virus e per favorire l’economia del territorio. Il tavolo dovrà individuare procedure certe per affrontare in maniera sistematica, in accordo con la sanità, l’eventuale insorgere di nuovi contagi”.
Ricci introduce anche il tema della legalità: “Il tavolo provinciale, coordinandosi con la Regione Emilia, deve assumere un momento di discussione per comprendere e contrastare con precise disposizioni, in accordo con le autorità, l’esistenza di eventuali fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata che potrebbero sfruttare questo momento di fragilità per fare breccia nel territorio”. Altro tema è l’occupazione: “Dobbiamo restituire al tavolo provinciale il ruolo centrale che gli spetta in termini di progettazione economica, investimenti sul territorio e politiche degli appalti sia pubblici che privati – dice il segretario -. L’economia, a livello locale e nazionale, potrebbe evidenziare le maggiori difficoltà a partire dal prossimo autunno. Finita la copertura degli ammortizzatori sociali e terminato il divieto di licenziamento, il rischio è che a settembre ci potremmo trovare in una situazione di forte difficoltà occupazionale. In questo momento abbiamo assistito a una riapertura generalizzata, ma poi le aziende, soprattutto dopo il periodo estivo, dovranno fare i conti con l’andamento mercato ed è difficile prevedere quanto la situazione nazionale e internazionale possa incidere sulla ripresa degli ordinativi”.
Pagamenti degli ammortizzatori sociali
Ricci si sofferma sulle tempistiche dei pagamenti degli ammortizzatori sociali: “Seppur con ritardi, motivati anche dall’eccezionalità del momento, i lavoratori del nostro territorio stanno ricevendo dall’Inps gli importi dovuti. Ci sono alcune situazioni di grande difficoltà a cui occorre fornire risposte in tempi celeri. Va dato merito ai Comuni di Ravenna e di gran parte dell’area faentina di avere messo a disposizione dei fondi per anticipare le somme degli ammortizzatori alle famiglie in difficoltà. Altrettanto apprezzabile è la capacità del sistema dell’artigianato, anche grazie ad accordi sottoscritti con i sindacati, di garantire il pagamento degli ammortizzatori sociali entro 30 giorni dalla scadenza prevista del percepimento dello stipendio”.
Il peso del lockdown: l’evoluzione della crisi
In attesa di verificare le ricadute sanitarie della cosiddetta fase 2, che ha ufficialmente avuto avvio tra il 4 ed il 18 maggio, si può fare un primo, cauto bilancio su cosa abbia significato e quanto abbia pesato quantitativamente la fase 1 dal punto di vista occupazionale.
Le prime sospensioni dall’attività lavorativa si registrano già all’indomani del provvedimento firmato dal Ministro della Salute Roberto Speranza d’intesa con il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini il 23 febbraio, che prevede la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, compresi gli asili nido, e la sospensione dell’attività didattica delle Università, delle manifestazioni e degli eventi e di ogni forma di aggregazione in luogo pubblico o privato, delle gite di istruzione e dei concorsi. Fin da subito 91 aziende sono costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali per i propri dipendenti, 2.024 in tutto, concentrati soprattutto nel settore dell’istruzione e dei servizi ad essa collegati (pulizie, mense, trasporti). Dopo due settimane, il 9 marzo, in corrispondenza con l’uscita del decreto #iorestoacasa, il numero di aziende che ricorrono agli ammortizzatori schizza a 900 e i lavoratori interessati a 8.498. A questo punto si è già di fronte ad uno scenario inedito: mai in provincia di Ravenna si erano registrati tanti cassintegrati. Ma non è finita. Ancora due settimane e comincia, col Dpcm del 22 marzo, il vero e proprio lockdown di tutte le attività, sia commerciali che produttive, non essenziali: arriviamo a 24.248 lavoratori e 2.392 imprese. Da questo momento fino alla fine di aprile è un crescendo che porta i lavoratori coinvolti dagli ammortizzatori costantemente sopra alle 30.000 unità, dai 31.165 di lunedì 6 aprile (2.884 aziende) ai 32.023 del 27 aprile, passando attraverso i 32.426 di lunedì 20 aprile (2.939 aziende).
Il 4 maggio, con le prime aperture, si registra la prima flessione: risultano coperti da ammortizzatore 29.000 lavoratori e 2.615 aziende. Con l’avvio della cosiddetta fase 2, i numeri continuano lentamente a scendere: al 18 maggio risultano sottoposti ad ammortizzatore 24.816 lavoratori (2.351 aziende) e salgono a 12.580 quelli che, in precedenza coinvolti, non risultano attualmente in sospensione o riduzione di orario.