Sembrano attenuarsi le oscillazioni dei prezzi dei prodotti agricoli con il primo calo del mais dall’inizio della guerra (-2,5%) e il grano che resta ancorato alle quotazioni della scorsa settimana.
Lo comunica CAI – Consorzi Agrari d’Italia, in base alla rilevazione settimanale della Borsa Merci di Bologna, punto di riferimento in Italia per le contrattazioni fisiche dei prodotti agricoli.
A determinare questo scenario, in un mercato che resta comunque molto instabile, l’arrivo in Italia di prodotti agricoli da Paesi come l’Ungheria o la Bulgaria che avevano minacciato il blocco delle esportazioni.
Il mais scende a quota 395 euro a tonnellata, in calo di 10 euro rispetto alle quotazioni delle ultime due settimane (-2,5%), mentre grano tenero e duro restano invariati.
Stesso discorso per orzo e sorgo, mentre la soia tocca quota 708 euro a tonnellata (+1%).
Rispetto alle rilevazioni del 17 febbraio, ultima settimana prima dell’inizio della guerra, il grano tenero ha subito una impennata del 32,9%, il mais del 38,5%, sorgo e orzo del 39,8%, la soia del 12,3%.
L’Italia importa il 64% del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44% di grano duro necessario per la pasta, il 47% di mais e il 73% della soia, questi ultimi due prodotti fondamentali soprattutto per l’alimentazione animale.
Alla luce di questa situazione CAI – Consorzi Agrari d’Italia, ricordando che il costo dei prodotti agricoli incide sul 10% del prezzo del prodotto finale al consumatore, ribadisce come gli aumenti nel breve periodo di prodotti derivanti dal grano tenero, quali pane, farine e biscotti, sono dovuti principalmente al caro energia e ai rincari di trasporti, imballaggi, carburante.