Preoccupa sempre più la presenza numerosa dei lupi sulle colline faentine, come testimoniato dagli attacchi che si stanno susseguendo di settimana in settimana ai danni degli allevamenti, ma anche nei confronti di animali da guardia e compagnia, come avvenuto dieci giorni fa in quel di San Ruffillo, con i selvatici che sono entrati nel cortile di un’abitazione uccidendo un cane e ferendone un secondo. Nella tarda mattinata di ieri, quindi in pieno giorno, un branco di lupi è tornato a colpire, sempre nel territorio del Comune di Brisighella.
A farne le spese l’azienda agricola Cà ad Là che nell’assalto ha perso una ventina di capi tra capre e pecore, letteralmente sbranate dai predatori.
Rabbia e sgomento nelle parole del titolare dell’azienda, l’allevatore Gionata Venzi: “Gli animali erano al pascolo in un recinto elettrificato proprio per proteggerli dai lupi, purtroppo – racconta – le piogge copiose di sabato e anche di ieri mattina hanno fatto saltate l’impianto con i selvatici che ne hanno subito approfittato saltando dentro il recinto e facendo una vera e propria strage. Uno – afferma affranto l’allevatore – fa investimenti e lavora sodo tutto l’anno per perdere tutto quanto in un istante e questo mentre ancora stiamo aspettando i ristori per i danni provocati da alluvione e frane. Ora dovrò spendere altri soldi per fare denuncia, smaltire i capi divorati dal lupo e come sempre vedremo indennizzi irrisori, sempre se li vedremo. Poi mi sento dire che anche il lupo deve mangiare poverino, ok ma anche noi dobbiamo mantenere le nostre imprese e le nostre famiglie!”.
Dopo l’ennesimo episodio interviene anche il Direttore di Coldiretti Ravenna, Assuero Zampini: “La proliferazione del lupo è in netto aumento e gli attacchi sempre più frequenti, questo – afferma – sta minando il lavoro di pastori e allevatori, un lavoro eroico perché fatto in zone difficili e che ora sta divenendo ancora più complesso e oneroso per via delle calamità legate al clima. Inoltre, continua Zampini, oltre a dover fare la conta dei danni diretti, quelli relativi agli animali uccisi, gli allevatori –subiscono anche pesanti perdite economiche indirette, per i quali non è prevista alcuna forma di indennizzo”.
In seguito agli attacchi da lupi, infatti, oltre agli animali che si disperdono (e se le carcasse non vengono trovate l’allevatore non ha nemmeno diritto al risarcimento!), c’è da mettere in conto lo stress subito dagli animali che provoca aborti e drastiche riduzioni della produzione di latte, tutti fattori che comportano enormi danni economici.
“I risarcimenti – afferma Zampini – dovrebbero quindi essere congrui, tenendo conto dei danni diretti e indiretti subiti perché i soldi pubblici non sono certo un arricchimento o un aiuto indebito, ma solo un dovuto sostegno a chi deve ricostituire un’azienda compromessa”.
Peraltro in molti casi gli attacchi si manifestano anche in presenza di recinti, dissuasori acustici, cani da guardiania. “Ci troviamo a dover lottare contro chi dipinge l’agricoltore come usurpatore del territorio quando, invece, l’agricoltore è il primo custode del territorio. Semmai – denuncia Zampini – è ora che il problema della scomparsa di greggi e mandrie vada letta per quello che è, ossia il perfetto esempio di un equilibrio perduto a causa dei mancati provvedimenti assunti per contenere in maniera adeguata i selvatici. Quello che forse sfugge a molti – conclude il Direttore – è il fatto che serve responsabilità nella difesa dei tanti pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio, contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche la città”.