Prima partigiano e poi artista. Ad Alberto Bardi è dedicata la mostra “La strategia del Falco: Alberto Bardi. Dipinti 1957-1984” che sarà inaugurata mercoledì 4 dicembre, in occasione del 75° anniversario della Liberazione di Ravenna, alla Manica Lunga della Biblioteca Classense, in via Baccarini 3 e che sarà visitabile fino al 7 gennaio 2020.
L’inaugurazione sarà preceduta, alle 16 nella Sala Muratori, dall’incontro “Alberto Bardi, partigiano e artista” al quale porterà il saluto il sindaco Michele de Pascale a cui seguiranno gli interventi di Maria Paola Patuelli, Coordinamento per la Democrazia costituzionale della provincia di Ravenna; Giovanna Pasi, Archivio Bardi Roma; Claudia Terenzi, storica dell’arte e curatrice della mostra; Giuseppe Masetti, direttore dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e provincia; Riccardo Pieroni, fotografo e docente dell’istituto “R. Rossellini” di Roma.
Già anticipata e voluta dall’amministrazione capitolina in Villa Torlonia a Roma nel 2018, la mostra ricorda la figura di Alberto Bardi (1918-1984), originario di una famiglia stabilitasi a Mezzano, alle porte di Ravenna. È lui l’uomo che, con il nome di battaglia “Comandante Falco”, entrò per primo nella Ravenna liberata alla testa delle forze partigiane accanto al leggendario “Comandante Bulow”.
“La volontà del Comune di ricordare la Liberazione della città, avvenuta il 4 dicembre 1944, esattamente 75 anni fa – dichiara l’assessora alla Cultura Elsa Signorino – si lega a doppio filo con la figura straordinaria di Alberto Bardi, uomo e studioso che, dopo la fondamentale esperienza partigiana ha continuato un’opera quanto mai viva e profonda di partecipazione culturale e sociale allo scopo di costruire attraverso un’azione comune e solidale una nuova stagione di solidarietà ed impegno civile della quale siamo testimoni riconoscenti“.
Alla fine della guerra Bardi si riavvicinò alla sua prima grande passione, la pittura, frequentando lo studio di Teodoro Orselli e iniziando la collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Ravenna, di cui divenne uno degli insegnanti.
Dopo Terni e Faenza fu trasferito a Venezia, dove entrò in contatto con l’ambiente culturale della città, frequentando artisti come Emilio Vedova, Armando Pizzinato e Giuseppe Santomaso. Nel 1961 si trasferì stabilmente a Roma e iniziò a frequentare la Casa della Cultura di cui, a partire dal 1967 divenne direttore, mantenendo questo incarico fino alla morte, il 29 luglio 1984.
L’esposizione ravennate, curata da Claudia Terenzi, ricca anche di una serie di documenti relativi alla storia civile e partigiana, dà conto dell’attività artistica di Bardi grazie a numerosi dipinti. Alcuni relativi all’iniziale fase figurativa, altri alle stagioni più note. Come quella degli anni Sessanta, forte di un’energia fortemente gestuale e in cui le figure si scompongono mentre le pennellate si fanno più rapide e decise. A metà degli anni Settanta, una nuova fase (considerata dalla critica come la più affascinante) consente al pittore affermarsi come tra i più interessanti nomi dell’arte informale, preludio dei cicli maggiormente conosciuti al grande pubblico nati nel segno dell’astrazione e delle ricerche sperimentali; fino all’approdo creativo degli ultimi anni, contraddistinti da un grande atto liberatorio nel colore e nella gestualità.
Le opere saranno accompagnate da due momenti fotografici: “Vedute a quattr’occhi” a cura di Riccardo Pieroni e “Pittura e fotografia” con immagini realizzate dagli studenti dell’Istituto cine tv “Roberto Rossellini” di Roma.
Orari di visita: tutti i giorni dalle 15 alle 18,30. Chiusura nei giorni 8, 25, 26 dicembre e 1, 6 gennaio. Ingresso libero.
L’iniziativa è organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna/Istituzione Biblioteca Classense, Istituto Storico della Resistenza della provincia di Ravenna, Archivio “Alberto Bardi”.