Phonè e melos: così gli antichi greci distinguevano il canto puro e inarticolato da quello che invece si congiunge al logos, cioè al discorso, e si fa veicolo di senso e pensiero; fra questi due poli Guido Barbieri tesse una narrativa capace di attraversare secoli e paesaggi di storia della musica…e di accompagnare la Stagione d’Opera 2019/20 del Teatro Alighieri con una riflessione organica e di grande respiro distillata in una serie di conversazioni rigorosamente a ingresso libero.
Domani alle 10.30 alla Biblioteca Classense, il terzo degli appuntamenti con Il canto delle sirene raggiunge l’Ottocento e ne esplora le forme del pianto, dell’odio e della passione nel teatro musicale, riflettendo sulle creazioni di compositori quali Bellini, Donizetti, Wagner e Verdi per scoprire La poesia per musica nel canto della generazione romantica.
Se il canto può, legandosi al logos, collocarsi sul versante razionale del comportamento umano, è altrettanto vero che quello stesso canto può suscitare in chi canta e in chi ascolta risonanze interiori, sommovimenti emotivi, terremoti psicologici, affetti e sentimenti che appartengono invece alla sfera irrazionale dell’essere umano e della sua coscienza. Quella sfera, in breve, tanto cara ai Romantici: musica e teatro musicale del XIX secolo indagano tutte le possibilità del canto di esprimere le passioni umane, pur legandosi – è il caso del Lied tedesco – anche a testi letterari di firme prestigiose come quelle di Goethe, Schiller, Heine, intrecciando così poesia d’arte e poesia popolare.
L’ultimo incontro con Guido Barbieri è in programma sabato 7 marzo, sempre alla Classense alle 10.30, con Suono, parola e significato nel canto del Novecento, una riflessione sul secolo breve e la potenza della parola nei drammi di Berg e Šostakovič, nonché sulla scissione tra suono e significato nelle opere di Berio e Stockhausen.