Il canto, nelle sue infinite declinazioni, continua a custodire un enigma indecifrabile: veicolo di pensiero, senso e significato, provoca in chi canta e in chi ascolta moti e terremoti di sentimento. Questa doppia natura è al centro delle riflessioni del musicologo Guido Barbieri, cui anche quest’anno è affidato lo speciale ciclo di incontri, tutti a ingresso libero, che scorre parallelo alla Stagione d’Opera del Teatro Alighieri. Il secondo appuntamento con Il canto delle sirene è in programma sabato 1 febbraio, sempre alle 10.30 alla Biblioteca Classense, e accompagnerà il pubblico tra Sei e Settecento per scoprire Canto, virtuosismo e retorica degli affetti che emergono dalla letteratura per musica di questi secoli. Compagni di viaggio saranno compositori come Carissimi, Stradella, Pergolesi e Händel.
Se già gli antichi greci distinguevano fra phonè, il canto puro e inarticolato che non ha bisogno della parola, e melos, il canto che invece si unisce sistematicamente al logos, cioè al discorso, la duplice dimensione del canto si può rinvenire anche, ad esempio, nell’opera seria del primo Settecento. Le vertiginose ornamentazioni che fioriscono nei “da capo” delle arie commuovono gli ascoltatori fino alle lacrime (come accade in una celebre scena del film di Gérard Corbiau dedicato a Farinelli), pur essendo basate sulla reiterazione di una sola vocale; ma nello stesso periodo i libretti Metastasio ricorrono ai più studiati artifizi della retorica per imprimere al dramma la funzione pedagogico-educativa che era propria del genere serio.
Il viaggio attraverso paesaggi della musica continua sabato 22 febbraio, ancora una volta alla Classense alle 10.30, con La poesia per musica nel canto della generazione romantica e autori dell’Ottocento quali Bellini, Donizetti, Verdi e Wagner.