Sostituire le tradizionali calze in plastica utilizzate per l’allevamento delle cozze con reti biodegradabili rispettose del mare e dell’ambiente: è la proposta contenuta in un’interrogazione presentata in Regione da Andrea Bertani, consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle e che cerca di trovare una soluzione attuabile al problema della presenza e della crescita esponenziale di plastica all’interno dei nostri mari. Presenza dovuta anche alle attività legate alla pesca come dimostra un recente monitoraggio denominato “Fishing for Litter – In rete contro un mare di plastica”, condotto dai volontari di Legambiente insieme alla Cooperativa della Piccola Grande Pesca, Clara spa, Capitaneria di porto di Porto Garibaldi e dal Comune di Comacchio.
“Dall’indagine, effettuata tra il 27 giugno e il 27 luglio a Porto Garibaldi, è emerso che l’82% dei rifiuti ritrovati in mare proviene dalle attività produttive di pesca e acquacoltura, mentre il 15% dalla cattiva gestione dei rifiuti urbani – spiega Andrea Bertani – La plastica è stato il materiale più rinvenuto con il 95,26% del totale dei rifiuti raccolti, seguita dai metalli (2,32%) ovvero attrezzi da pesca, ami e ganci. Il dato più eclatante però è che del totale dei 7.198 rifiuti raccolti, ben il 78% è rappresentato da calze in plastica per l’allevamento delle cozze. Un dato che dovrebbe farci riflettere soprattutto per cercare di capire se esistono metodi più rispettosi dell’ambiente da poter proporre e utilizzare”.
Nella sua interrogazione il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle cita il “sistema neozelandese” per l’allevamento delle cozze che, data la sua particolare conformazione, risulta più performante rispetto alla tecniche tradizionali sia in termini di resistenza alle mareggiate permettendo di limitare le perdite di prodotto, che relativamente al livello di ecosostenibilità in quanto i molluschi sono contenuti da speciali calze di cotone idrosolubile che, dopo un certo periodo di tempo a contatto con l’acqua marina, si scioglie, evitando anche che piccole particelle di plastica possano essere ingerite da zooplancton, invertebrati e piccoli pesci, entrando così nella catena alimentare.
“Esperienze come quella del ‘Fishing for Litter’, che incentiva il recupero dei rifiuti dal mare, dovrebbero essere estese anche ad altre realtà della nostra regione – conclude Andrea Bertani – e possono costituire una delle forme di integrazione all’attività per la nostra marineria, che assieme ad un’ampia campagna di sensibilizzazione, proprio sull’utilizzo di reti e calze biodegradabili per la pesca e l’allevamento di mitili, molluschi e pesci potrebbe invertire la tendenza a mari sempre più ingombri di rifiuti, soprattutto plastici. Per questo chiediamo alla Regione di incentivare pratiche come queste in modo da salvaguardare e difendere il nostro mare e le sue preziosissime risorse”.