Come preannunciato dal Vicesindaco in risposta al question time del consigliere comunale Massimo Manzoli di Ravenna in Comune, il 27 gennaio è stata revocata l’aggiudicazione dell’intervento di rimozione del relitto Berkan B al raggruppamento temporaneo di imprese, tra cui Micoperi, vincitore della gara tredici mesi prima.
“Leggiamo nella delibera di revoca emessa dalla presidenza dell’Autorità di Sistema Portuale che il raggruppamento d’imprese avrebbe sostenuto come: “la allegazione dei documenti sviluppati per la conferenza di servizi conclusasi il 12.08.2020 sarebbe illegittima, in quanto comportante maggiori oneri non ricompresi nella valutazione a corpo dell’intervento, ed il cui inserimento in contratto impedirebbe all’r.t.i una qualsiasi azione di rivalsa, concludendo infine che, qualora questo Ente volesse comunque porle in allegato al contratto, essa eccepirebbe l’intervenuta scadenza dell’offerta ed il decorso dei termini entro cui il contratto avrebbe dovuto essere sottoscritto”. Tradotto e semplificato, a parere degli aggiudicatari, la conferenza di servizi, ed in particolare una nota di Arpae, avrebbero introdotto, rispetto al bando di gara, ulteriore documentazione comportante oneri – immaginiamo sostanziosi – non quantificati in precedenza” commenta Italia Nostra, da tempo impegnata a richiedere il recupero della Berkan B e degli altri relitti nella piallassa.
“In poche parole: un bando scritto con i piedi che non ha permesso di inquadrare correttamente la questione, e quindi di stimare con sufficiente precisione i costi, precludendo di fatto l’avvio dei lavori di rimozione e bonifica del rottame inquinante? Abbiamo richiesto di poter visionare i verbali della conferenza di servizi e le note di Arpae, dal momento che si tratta di soldi dei contribuenti e del danno continuativo provocato su ambiente e salute dal relitto collassato e poi affondato da tre anni e mezzo. Senza dimenticare che in un incontro in Prefettura a luglio 2019 la stessa Arpae, vista l’emergenza, proponeva, tra le varie opzioni, il ricorso a procedure d’urgenza e non a bandi di gara dalle tempistiche ordinarie”.
“Nessuna Istituzione, però, lascia intendere che effettivamente si tratti di emergenza ambientale. Se le testimonianze ed i documenti dei cittadini non hanno valore, non bastano nemmeno le decine di rapporti dell’Autorità Marittima che descrivono la drammatica situazione in corso dai primi mesi del 2019, e neanche le consulenze disposte dal Tribunale” sottolinea Italia Nostra.
“La riprova l’abbiamo avuta durante un incontro con il Prefetto di Ravenna avvenuto qualche giorno fa. Il Prefetto, che pure doveva essere ben informato dei fatti in quanto organo super partes che ha sovrainteso a tutte le riunioni tra gli enti coinvolti al fine di giungere ad una rapidissima soluzione dell’emergenza, ha inspiegabilmente minimizzato qualsiasi tipo di possibile contaminazione dei luoghi, di strage – documentata – di avifauna, di rischi ambientali, di pericolo per la salute pubblica a causa della pesca abusiva organizzata a fini commerciali di molluschi di fianco al cimitero, così come non ha ravvisato la necessità di dichiarazione dell’emergenza ambientale con la conseguente bonifica, da porre in atto con somma urgenza, sia per il Berkan B che per i relitti del cimitero; quasi a mettere in dubbio l’impianto accusatorio formulato dal Pubblico Ministero per l’affondamento del relitto. Siamo rimasti sconcertati, e quindi ci impegneremo ancora di più per cercar di fare piena luce sulla vicenda, e a batterci affinché venga dichiarata l’emergenza ambientale e la “discarica abusiva” dei Piomboni possa essere sanata”.