«Ritengo importante fare alcune riflessioni sull’evento alluvionale e su alcune sfide del prossimo futuro.
In Romagna sono esondati 23 fiumi, in alcuni casi rompendo gli argini contemporaneamente, in tantissimi casi superando livelli mai raggiunti negli ultimi 100 anni, facendo andare in crisi tutto il sistema idraulico del territorio. Quattro miliardi di metri cubi d’acqua, in così poche ore, non hanno precedenti nelle serie storiche del nostro territorio. Per questo motivo, se possiamo parlare di un evento estremo straordinario e da un certo punto di vista lo possiamo definire imprevedibile, sicuramente possiamo ricondurne le cause a una crisi climatica mondiale.
Le ricerche ci mostrano infatti in maniera evidente quanto sia aumentata nel tempo la frequenza e la violenza di alcuni fenomeni meteorologici, alternati a lunghi periodi di siccità.
La prima preoccupazione delle nostre amministrazioni davanti a tutto ciò è stata mettere in sicurezza i cittadini. Come partito siamo stati al loro fianco dove governiamo e collaborativi dove siamo all’opposizione. Abbiamo lavorato e ci siamo messi a disposizione senza mai alzare il livello delle polemiche o rispondere alle provocazioni davanti a un evento che nessuno di noi aveva mai vissuto in precedenza.
Decine di migliaia di persone sono state interessate dai piani di evacuazione e di accoglienza; l’organizzazione degli hub ha funzionato molto bene. Grazie alla rapidità degli interventi avviati immediatamente dopo la fase di emergenza, la maggioranza è già potuta rientrare nelle abitazioni. Ma molte decisioni sono state prese in poche ore e sono state decisioni difficili perché hanno riguardato un evento eccezionale che non si può ricondurre, così come vorrebbe qualcuno, ad una mala gestione del territorio ma alla straordinarietà dell’evento e ai cambiamenti climatici.
Non si può immaginare che, di fronte a un disastro di tale portata, sarebbero bastati alcuni puntuali interventi di manutenzione. Davanti a diversi miliardi di metri cubi d’acqua che in alcuni casi hanno trascinato a valle interi pezzi delle nostre colline, chi cerca di trovare un capro respiratorio o di indicare un colpevole ha solamente intenzione di strumentalizzare un fatto tragico per puro sciacallaggio politico. Non ha certo intenzione di interessarsi alla risoluzione dei problemi.
Adesso le problematiche e le possibilità di crisi riguardano anche l’aspetto sociale per chi non potrà più rientrare nelle proprie abitazioni; poi c’è quello economico per tutti coloro, che siano cittadini o imprese, che dovranno far fronte a molte spese impreviste.
Un primo e parziale tentativo di risposta c’è stato anche grazie alle prime misure della Regione che prevedono fino a 5 mila euro per il primo soccorso. Questo è certamente solo un punto d’inizio perché tante imprese e famiglie hanno visto distrutte le proprie attività e sono alle prese con la ricognizione dei danni, il fermo delle attività e il rischio di cassa integrazione. Avranno quindi bisogno di stanziamenti rapidi e consistenti.
C’è il rischio che la rabbia esploda se il Governo non metterà in campo da subito provvedimenti importanti per i ristori.
Non è pensabile che ancora non sia stato nominato un commissario straordinario, ce n’è assoluto bisogno perché diventi la figura di riferimento del coordinamento di tutti gli interventi di ricostruzione. Abbiamo detto che il presidente della Regione era la persona più indicata perché il modello deve essere quello del terremoto rispetto al raccordo con i territori, sui tempi e sugli indennizzi.
Da subito serve una riprogettazione complessiva del territorio della Romagna che va ripensato, riconfigurando il corso dei fiumi e dei canali e facendo altre opere di messa in sicurezza della montagna, della collina, della pianura, della costa.
Bisogna fare scelte decise sull’ambiente, sull’urbanistica, sul piano sociale per contrastare e mitigare gli effetti di un fenomeno che purtroppo potrebbe ancora accadere.
Ci impegneremo, in ogni sede politica e istituzionale, affinché i ristori a famiglie e imprese siano celeri e certi. Lavoreremo per fare in modo che il sistema degli enti locali sia dotato delle risorse necessarie a far fronte ai bisogni dei territori. Non sono sufficienti le iniziative fin qui messe in campo dal governo che già non garantisce l’esigibilità dei due miliardi prima annunciati e poi molto ridotti. Servono provvedimenti chiari e il modello utilizzato per il terremoto dell’Emilia appare il più idoneo ed efficace.
Su questo siamo disponibili a confrontarci con tutti i partiti, perché la riprogettazione di un territorio deve riguardare tutti. Di certo rifiuteremo il dialogo con chi intende solo inquinare il dibattito, sperando di raccoglierne i frutti alle prossime elezioni.»