Sono sempre più numerose le pubblicazioni scientifiche internazionali che dedicano articoli e approfondimenti al Bagnacavallo Population Study, ovvero il progetto Steatosi e steatopatite non alcolica, noto anche come progetto del Fegato grasso.
Promosso dal Comune e dall’Ausl di Ravenna, dal 2005 al 2009 il progetto – diretto dai dottori Pierluigi Giacomoni e Francesco Giuseppe Foschi – ha coinvolto la popolazione dai 30 ai 60 anni di età residente nel territorio comunale di Bagnacavallo, oltre 4.000 persone nate fra il 1946 e il 1975.
Già nel 2018 la rivista BMC Gastroenterology ha analizzato, nell’articolo Prevalence of and risk factors for fatty liver in the general population of Northern Italy: the Bagnacavallo Study, la prevalenza della steatosi epatica e la correlazione con i relativi fattori di rischio nella popolazione di Bagnacavallo, oggetto dello studio.
Nel marzo 2020 poi, nell’articolo pubblicato sul Journal of Clinical Medicine Could Inflammatory Indices and Metabolic Syndrome Predict the Risk of Cancer Development? Analysis from the Bagnacavallo Population Study, si è cercato di individuare una correlazione tra gli indici di infiammazione laboratoristici raccolti nei pazienti partecipanti allo studio Bagnacavallo e la presenza di sindrome metabolica e l’incidenza di neoplasie in tale popolazione.
Ancora lo scorso anno, il progetto Bagnacavallo è stato oggetto di studio per l’articolo Is there an association between commonly employed biomarkers of liver fibrosis and liver stiffness in the general population? pubblicato su Annals of Hepatology nel 2020, dove sono state comparate le metodiche attualmente disponibili per quantificare la fibrosi del fegato nelle patologie croniche di tale organo.
Infine, nella recente mini review Fatty Liver and Hepatocellular Carcinoma, lo studio Bagnacavallo è stato citato a supporto dell’importanza nell’identificazione precoce di una condizione di steatosi epatica e steatoepatite, in considerazione dell’incidenza crescente di tali patologie correlate a maggiore morbilità e mortalità della popolazione generale, che le rende rilevanti come problema di salute pubblica.
Con steatosi epatica (comunemente nota come fegato grasso), si intende una patologia caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso nelle cellule epatiche. Tale condizione può predisporre a un’infiammazione del fegato, chiamata steatoepatite, che è causa di danno epatico. Alcune volte l’infiammazione di un fegato grasso è collegata all’abuso di alcol, in tal caso si parla di steatoepatite alcolica. Diversamente si parla di steatoepatite non alcolica, o NAFLD. Un fegato infiammato può diventare fibroso e indurito col passare del tempo. Questa condizione, che in definitiva è una cirrosi, è un passo decisivo verso l’insufficienza epatica e il rischio di sviluppo di epatocarcinomi.
La NAFLD è una delle tre più frequenti cause di cirrosi (oltre all’alcol e alle epatiti virali) per cui appare evidente l’utilità di individuare la prevalenza nella popolazione generale e i fattori di rischio associati.
In particolare nella popolazione di Bagnacavallo compresa tra i 30 e i 60 anni tra ottobre 2005 e marzo 2009 sono stati raccolti dati clinici e antropometrici, eseguiti esami ematochimici indici di steatoepatite e correlati ai principali fattori di rischio metabolici ed eseguiti esami ecografici volti alla individuazione della steatosi e del relativo grado.
Da tale raccolta di dati è emerso che il fegato grasso ha un’alta prevalenza a Bagnacavallo e che risulta essere più frequente nei pazienti con indici epatici alterati, ma non esclusivo.
Non è emersa un’associazione con il consumo di alcool ma una forte associazione con i dati antropometrici e con le varie componenti della sindrome metabolica (circonferenza corporea, ipetrigliceridemia, ridotti livelli di colesterolo Hdl, ipertensione arteriosa, iperglicemia).
Lo studio della popolazione di Bagnacavallo ha inoltre creato un’importante fonte di dati e spunti per ulteriori e nuove valutazioni relative alla steatosi epatica nella popolazione generale.