Dopo il successo riscosso lo scorso anno dalla mostra dedicata a Francisco Goya, inserita nell’ambito di un ampio progetto culturale volto alla divulgazione dei grandi maestri della grafica internazionale, il Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo ospiterà dal 15 settembre 2018 al 13 gennaio 2019 l’esposizione Max Klinger. Inconscio, mito e passioni alle origini del destino dell’uomo.
La mostra, interamente dedicata alla produzione grafica del maestro tedesco, è stata presentata questa mattina alla stampa dal direttore del museo bagnacavallese Diego Galizzi, curatore dell’esposizione assieme alla storica dell’arte Patrizia Foglia. È intervenuto l’assessore alla Cultura Enrico Sama; era presente il sindaco Eleonora Proni.
Organizzata dal Museo Civico delle Cappuccine grazie al sostegno di Edison Stoccaggio e col patrocinio dell’Ibc Emilia-Romagna, la mostra aprirà al pubblico alle 18 di sabato 15 settembre. In occasione dell’inaugurazione, alle 19.30 si terrà un concerto all’interno del chiostro del Museo, a cura di Emilia-Romagna Concerti, dal titolo Vedo la musica, vedo le belle parole. Klinger e Brahms. Musiche di Johannes Brahms; violini: Klest Kripa, Matteo Valerio; viola: Davide Cattazzo, violoncello: Antonio Cortesi. Nel corso della serata sarà offerta una degustazione dei migliori vini del territorio.
Provenienti da prestigiose collezioni italiane, in mostra vengono esposti undici dei quattordici cicli grafici realizzati da Klinger nel corso della sua carriera, per un totale di circa 150 opere. Ripercorrerli significa entrare in mondi fantastici nati da leggende antiche, in cui è possibile sentire gli echi di un romanticismo visionario, di un simbolismo inquieto, di citazioni letterarie e di riferimenti autobiografici.
Quello di Klinger fu un contributo totalmente nuovo e originale, che attirò seguaci lungo tutto il Novecento e seppe anticipare le ricerche di alcune tra le principali correnti d’avanguardia, dal Surrealismo alla Metafisica.
L’opera di Max Klinger (1857-1920) rappresenta un capitolo fondamentale dell’arte europea tra Otto e Novecento e della storia dell’incisione. Erede di secoli d’arte, “artista moderno per eccellenza”, come scrisse Giorgio De Chirico, pittore, incisore, scultore, teorico, musicista, Klinger è una personalità difficilmente inquadrabile, che ci ha lasciato opere enigmatiche in cui ha fuso motivi contrastanti e stranianti, recuperando temi dalla tradizione rinascimentale italiana rivisitati alla luce della cultura tedesca e delle tensioni sociali dell’epoca. Ma Klinger fu soprattutto un maestro nell’arte dello stilo, definizione da lui stesso coniata nel trattato Pittura e disegno, appassionata arringa a favore della piena dignità del disegno e dell’incisione, a cui attribuisce un ruolo privilegiato nella rappresentazione delle pulsioni sotterranee del mondo e dell’individuo, delle sue angosce, delle paure.
Klinger si pone a cavallo tra mondi interiori e realtà, in un dialogo tra un dentro e un fuori che è motivo del suo genio creativo. Ad affascinarlo è la classicità, il mito, che egli ritrova nell’opera dello svizzero Arnold Böcklin e rielabora in scene di stampo realistico contaminate dal sogno e mutuate dall’inconscio. Per lui l’arte del segno ha «più estese possibilità di rappresentazione» degli stati d’animo, siano essi anche orribili o carichi di angoscia. Così come Goya, anche Klinger lavora per cicli: «un’unica serie di immagini in bianco e nero riassume tante esperienze quante ne offre la stessa vita, e in rapida successione. Ampiezza epica, concentrazione drammatica, secchezza ironica, tutte le possibilità di espressione sono concesse alle immagini, perché esse sono niente più che ombre fugaci».
Scrivendo a proposito del Trasporto di Prometeo, scelto come immagine simbolo della mostra, Giorgio De Chirico, che molto dovette all’opera del genio simbolista tedesco, affermava «Nulla in quest’opera è nuvoloso e nebbiosamente fantastico, chi guarda partecipa dell’emozione di quello strano volo… nel riguardante fa l’impressione di una scena realmente accaduta». Per l’artista di Volos padre della metafisica, Klinger ha rappresentato «l’artista moderno per eccellenza, moderno nel senso di uomo cosciente che sente l’eredità di secoli e secoli d’arte e di pensiero, che vede chiaramente nel passato, nel presente e in se stesso».