È stata presentata questa mattina presso il Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo la mostra Insieme al mondo, piangere, ridere, vivere, opere del visual artist Fabrizio Dusi in esposizione dal 20 settembre al 15 novembre.
Sono intervenuti accanto all’artista i curatori Diego Galizzi, direttore del museo e Chiara Gatti. Erano presenti l’assessore alla Cultura e il sindaco.
All’indomani dell’emergenza sanitaria, l’artista milanese Fabrizio Dusi ha scelto Bagnacavallo per presentare il suo nuovo progetto artistico maturato nei mesi più bui della pandemia, un progetto che riflette, e invita a riflettere, sui temi che più hanno scosso le nostre coscienze negli scorsi mesi: distanze e solidarietà, barriere e contatti mancati, solitudine e sostegno reciproco. La mostra allestita al Museo Civico delle Cappuccine, nell’intenzione dei curatori Diego Galizzi e Chiara Gatti vuol essere l’occasione per riportare l’arte alla sua originaria funzione sociale e pedagogica. Arte come riflesso di un pensiero condiviso, come fonte di stimoli, domande, riflessioni universali. Arte come messaggio e militanza, ma anche arte come presagio e sintonia con la storia.
«La mostra che stiamo aprendo è un progetto in sintonia col nostro tempo, e questo credo sia un aspetto fondamentale – ha spiegato Diego Galizzi – in primo luogo perché l’arte è innanzitutto espressione e interpretazione dell’oggi, e Fabrizio Dusi ce ne offre una riflessione insieme fresca e profonda, e poi perché documentare in qualche modo questa fase storica credo sia anche un dovere di questo museo, che non ignora le difficoltà e le costrizioni di questi giorni, ma allo stesso tempo si fa carico di proporre una lettura in prospettiva di questa emergenza, che non è solo sanitaria, suggerendo per mezzo dell’arte percorsi per il suo superamento.»
«Colpisce la capacità di Fabrizio Dusi nel piegare una tecnica tradizionale come quella della ceramica (che plasma magistralmente con soluzioni di grande raffinatezza) – ha aggiunto Chiara Gatti – verso un linguaggio contemporaneo, aggiornando stili e temi. Attraverso la fragilità della terra e, insieme, le preziosità degli smalti d’oro – legati anche a una lezione radicata nei luoghi che oggi lo ospitano – narra storie di rapporti umani, vicinanza, dialogo, contatto. L’immaginario pop sposa un mestiere antico. Mentre le luci al neon dipanano altre storie, fluo, elettriche, in un cortocircuito virtuoso di sensazioni visive.»
Artista, pittore e ceramista, che spazia da anni fra vari linguaggi, dalla scultura alle installazioni al neon, Dusi (classe 1974) porta a Bagnacavallo un nucleo importante di lavori recenti e appositamente realizzati per l’occasione, oltre ad alcune installazioni site specific tra le quali spicca la monumentale scritta al neon che già da qualche giorno illumina la facciata del Palazzo Comunale di Bagnacavallo e che dà anche il titolo all’intero evento espositivo: Insieme al mondo piangere, ridere, vivere. Il messaggio, tratto da una poesia di Rosita Vicari (curiosamente attribuita da molti a Pablo Neruda), è un invito forte e luminoso ad affrontare questo nostro tempo resistendo alla tentazione della diffidenza reciproca, del pensiero di visivo. È un invito a prendersi cura, vicendevolmente, oltre le barriere, le chiusure e le distanze.
Oltre all’installazione pubblica che resterà poi patrimonio della città, il percorso al Museo Civico delle Cappuccine parte dal suo celebre ciclo di «Bla Bla Bla» in ceramica smaltata, personaggi dai profili pop circondati da bollicine di parole vacue, allegoria di una comunicazione difficile, di un vociare senza senso nel mondo caotico delle relazioni odierne. Altri neon (fra cui una grande sagoma luminosa dell’Italia) realizzati ad hoc per la mostra, dedicati in questo caso alle geografie toccate dal virus e allontanate fra loro da una politica di frontiere chiuse, si alterneranno a una sequenza di dipinti su coperte isotermiche (allusione al tema degli esuli e dei migranti), con le regioni italiane unite da una sorte globale, pur nel dramma dell’isolamento.
Nelle diverse sale del museo si incontreranno poi un omaggio alla figura di San Michele Arcangelo con un dipinto di grandi dimensioni sempre su coperte isotermiche, e una parete intera, rivestita dello stesso materiale, dipinta in loco con l’iconografia di Adamo ed Eva sotto l’Albero della Vita. Entrambi sono accostati a parole modellate in ceramica, ricollegate al tema della mostra: “crying” nel caso del peccato originale e del dolore che ne è derivato, quale segno di condivisione anche nella presa di coscienza di un fallimento universale; “take care” abbinato idealmente alla figura del San Michele, difensore della fede, che protegge e si “prende cura” degli uomini in vista di un destino di redenzione. Queste immagini trovano un corrispettivo in alcuni esemplari di ceramiche inedite, grandi vasi dipinti con i medesimi soggetti degli arazzi.
Fabrizio Dusi è un autore contemporaneo riconosciuto nel panorama nazionale, che ha negli anni lavorato su tematiche legate alla storia collettiva e alla contingenza, dalla Shoah ai migranti, toccando sfumature esistenziali affidate ai versi di grandi scrittori del Novecento, come Vittorio Sereni, Antonia Pozzi, Primo Levi, e anche ai racconti di Liliana Segre.