Continua il viaggio nella memoria del teatro proposto dalla Bottega dello Sguardo di Bagnacavallo e avviato con l’incontro in Bottega del 7 febbraio.

Giovedì 24 febbraio, alle 21, presso la Sala di Palazzo Vecchio verrà proiettato il docu-film “Amati fantasmi” di Riccardo Marchesini, la storia della prima e unica casa di riposo per attori. Sarà presente in sala il regista, con il quale il pubblico potrà dialogare al termine del film.

«In questo nuovo incontro – anticipa Renata Molinari della Bottega dello Sguardo – ci occuperemo di quel modo particolare di “Fare Memoria” che sono le testimonianze. Testimonianze che ci vengono da Casa Borelli, la casa di riposo per attori, che dal 1931 ha ospitato a Bologna centinaia di attori che hanno attraversato tutta la storia recente dello spettacolo, la prosa classica, il teatro di ricerca, quello sperimentale e di avanguardia, la rivista e l’operetta e poi il cinema, quello delle dive del muto e quello degli attori pionieri del sonoro, fino ai protagonisti del neorealismo e del cinema più recente.

A raccoglierle e proporcele è il regista Riccardo Marchesini: il suo “Amati fantasmi” si colloca di diritto nella nostra programmazione, non solo per il contenuto, ma anche per la forma particolare che il regista sceglie per intrecciare testimonianze e creare racconti: quella della docu-fiction.»

“Amati fantasmi” raccoglie una serie di interviste ad attori, critici, storici e personalità vicine a Casa Lyda Borelli in grado di raccontare e ricostruire da una parte la storia della villa e delle sue evoluzioni nel tempo, dall’altra uno spaccato su quella che era la vita degli artisti in una stagione ormai remota. Casa Borelli nacque infatti per ospitare quegli attori che erano sempre in tournée, di città in città, da spettacolo a spettacolo: le loro esistenze scivolavano da un palcoscenico a un altro. Una vita fatta di camere d’albergo, stanze ammobiliate e di bauli che contenevano tutto ciò che era in loro possesso. Erano tanti gli attori che, facendo quella vita girovaga, quasi circense, non avendo né tempo né mezzi, arrivavano al termine della carriera senza una casa e senza una famiglia. Da qui l’idea di una casa di riposo che potesse ospitare quegli artisti che non sapevano dove ritirarsi.

Nella docu-fiction di Riccardo Marchesini ci si immagina che tutti questi ospiti illustri della Borelli siano ancora qui, a vagare per le sale del loro ultimo domicilio terreno “bisbigliando lungo i corridoi, salmodiando un sonetto di Shakespeare, giocando con abiti di scena lisi e consumati, ripetendo la parte e chinandosi per gli applausi di un pubblico immaginario”.