“Da Roma, con l’evento del 9 marzo al Teatro Eliseo in difesa del Servizio Sanitario Nazionale, a Ravenna, attraverso l’intervento di Chiara Francesconi nel Consiglio comunale dedicato al funzionamento dei servizi erogati da ASL Romagna, Azione mette ancora una volta la sanità al centro della propria agenda politica.
Se Carlo Calenda ha chiesto al Governo di destinare interamente al superamento delle liste di attesa, i 10 miliardi disponibili nel bilancio statale per il 2023, la consigliera comunale ha chiesto un riequilibrio delle risorse destinate dalla Regione Emilia Romagna alle aziende sanitarie emiliane, rispetto a quanto previsto per l’area vasta romagnola, pesantemente penalizzata nel contributo pro capite. Maggiori risorse che andrebbero indirizzate sia per il miglioramento infrastrutturale, ma soprattutto per l’assunzione di personale specializzato, medico e infermieristico e per il miglioramento delle condizioni di lavoro. Le nostre figure sanitarie e sociosanitarie, tanto osannate durante la pandemia, rappresentano dal punto di vista della retribuzione, il fanalino di coda Europeo. Servono urgentemente adeguate risorse contrattuali e un piano straordinario di stabilizzazioni oltreché nuove assunzioni.
Ci sono poi aspetti gestionali e organizzativi che devono rispondere a problemi demografici e di invecchiamento della popolazione. Occorre investire nella medicina del territorio, rendendo funzionali le Case della Salute. Solo con le risorse e le professionalità adeguate potranno sgravare il il Pronto Soccorso, grande criticità del nostro ospedale.
Le proposte presentate da Azione in Consiglio comunale sono state:
– Pensare all’introduzione di tecnologie diagnostiche con una messa in rete che consenta lo sviluppo ulteriore di una telemedicina e una telerefertazione negli studi e nelle strutture sanitarie del territorio. Facendo sì che i servizi delle case di comunità superino di gran lunga il carico di spesa.
– Investire sulla prevenzione di malattie che troppo spesso diventano croniche. Malattie che spesso colpiscono la fascia più anziana della popolazione. Occorre formare operatori socio sanitari che possano prendersi cura di questi pazienti e coinvolgere in modo strutturale il terzo settore creando valore aggiunto nella presa in carico in termini di benessere e socialità.
– Implementare un Call Center efficiente e competente che risponda ai quesiti più elementari dei cittadini, evitando di impegnare le strutture dei Medici di Base con risposte ripetitive e di basso contenuto professionale; rivisitare il sistema “emergenza urgenza” valutando la possibilità di introdurre il servizio di guardia medica dentro il Pronto Soccorso.
– Ampliare i percorsi formativi per l’accesso alle professioni sanitarie e la razionalizzazione delle scuole di specializzazione rispetto alle reali esigenze del sistema. Solo così anche il nostro nuovo corso universitario in medicina potrà diventare un valore aggiunto con benefici diretti nel nostro territorio.”