In questo momento difficile per il Paese, le aziende del comparto tessile faentino si stanno dando da fare per riconvertirsi e produrre mascherine filtranti, vista anche la momentanea sospensione delle collezioni e della produzione del mondo della moda, con atelier e negozi chiusi. Alcune realtà importanti lavorano anche per conto di grandi marchi della moda, ma anche loro in questo momento hanno fermato le produzioni.
Sono infatti già 6 le aziende tessili associate a CNA, anche di dimensioni significative, che hanno deciso di riconvertirsi temporaneamente alla produzione di mascherine. A queste si aggiungono anche altre due realtà non del comparto tessile e altre attività che lavorano a componenti specifici. Anche altre imprese stanno valutando di convertire le proprie produzioni verso mascherine o camici protettivi.
Le aziende del settore tessile faentino propongono vari modelli, analogamente ad altre aziende tessili di diverse zone produttive, che non sono presidi medici, ma mascherine filtranti per uso diverso (sfruttando gli strumenti normativi previsti dai DPCM per l’emergenza Covid-19), prodotte a mano e con materiali di qualità che in alcuni casi si possono anche bollire a casa per arrivare ad una completa sterilizzazione.
Dalle aziende del comparto arrivano anche donazioni agli ospedali o alle associazioni di volontariato che accudiscono i malati di Covid-19. Lo spirito che muove queste aziende è di dare una mano al Paese in questo momento tragico e dare lavoro al proprio personale.
Ora il vero problema è rappresentato dagli approvvigionamenti di materie prime che diventano sempre più complessi e spesso registrano spiacevoli aumenti dei prezzi. Nonostante tutto, il comparto faentino riesce comunque ancora a rifornirsi di materie prime visto il consolidato rapporto con i fornitori.
Ancora una volta si dimostra come le piccole medie imprese artigiane si mettono al servizio del Paese e del territorio, con grande senso di responsabilità, dinamicità e rapidità.