“In risposta agli articoli recentemente apparsi sulla stampa circa la fruizione della mensa o dei buoni pasto per i dipendenti dell’Azienda USL della Romagna, la Direzione aziendale, nel riconoscere e rispettare le battaglie sindacali che ognuna delle singole sigle ritiene di sposare, crede doveroso fare un pò di chiarezza, nonché confutare affermazioni che nulla hanno a che vedere con la realtà dei fatti.
Per quanto attiene al valore del buono pasto, il recente CCNL Area Comparto del 2 novembre 2022 ha confermato quanto previsto nel CCNL integrativo del 2001 in merito al costo del pasto determinato in sostituzione del servizio mensa, il quale non può superare £.10.000 che con il passaggio all’euro diventano euro 5,16; il CCNL prevede altresì che il dipendente è tenuto a contribuire in ogni caso nella misura fissa di £. 2000 (€ 1.03) per ogni pasto. Come noto, i CCNL non sono sottoscritti dall’Azienda Sanitaria, bensì dalle organizzazioni sanitarie.
Le modalità di fruizione del pasto da parte del dipendente previste dal vigente Regolamento sono state definite nel rispetto del vigente CCNL, che prevede che, qualora la prestazione di lavoro giornaliera ecceda le sei ore, il personale, purché non in turno, ha diritto a beneficiare di una pausa di almeno 30 minuti al fine del recupero delle energie psicofisiche e della eventuale consumazione del pasto.
La “beffa” di cui parla Lino D’Urso rappresentante NURSIND, è banalmente riferita alla normale attività di controllo, dovere di ogni pubblica amministrazione, affinché chi beneficia della mensa ne abbia il pieno diritto, secondo la legge e secondo il regolamento aziendale.
A questo proposito è stata recentemente informata la parte sindacale, assieme ai dipendenti, che sarebbero stati attivati i recuperi monetari verso coloro che hanno fruito della mensa in maniera irregolare, ovvero che potrebbe apparire irregolare se il cartellino presenze contiene dei “buchi” o delle anomalie. Proprio al fine di consentire la sistemazione del cartellino, l’Azienda, su richiesta di parte sindacale, ha posticipato il recupero dal mese di aprile a quello di maggio.
Si precisa che il recupero attiene ai casi di dipendenti non in servizio (malattia o ferie), due accessi nel medesimo giorno, servizio inferiore alle 6 ore, assenza del rientro per i dipendenti con orario flessibile. Vale a dire tutte quelle condizioni in palese contrasto col contratto collettivo e con il regolamento aziendale.
Sulla base della rilevazione svolta dagli uffici competenti, per il 2023 su un totale di circa 17mila dipendenti, quelli coinvolti nei recuperi della quota economica del pasto sono circa 6.000. Di questi la quasi totalità deve recuperare una media di 3 pasti, 20 sono i dipendenti che presentano accessi irregolari superiori a 60 mentre solo 3 dipendenti hanno rispettivamente 115, 165 e 214 pasti da recuperare.
Peraltro, a seguito di controlli interni e della sistemazione di alcune anomalie da parte dei dipendenti, i dati sono suscettibili di riduzione. E se dai controlli e dal riscontro dei dipendenti stessi dovesse rivelarsi un addebito errato perché – come riportato nell’articolo – “hanno seguito le regole”, ovviamente le somme non saranno recuperate, così come le stesse potranno essere rateizzate.”