“Pronto, qui è l’Auser di Lugo…”. Partono così le telefonate legate al progetto “Accogliere al telefono”, che ha lo scopo di fare “compagnia telefonica” agli anziani soli del territorio.
Pandemia, invecchiamento della popolazione, disabilità permanenti o temporanee, ondate di caldo, hanno pesantemente evidenziato in questi ultimi anni la necessità di percorsi progettuali e di risposte articolate e puntuali, anche innovative: per portare conforto materiale e morale in un lungo momento in cui tutti ci siamo riscoperti più fragili, più bisognosi dell’altro, più soli.
Si tratta del progetto “sentirsi acColti” (co-progettazione regionale, delibera N.1826 del 7/12/20) che vede come capofila la consulta del volontariato Comuni della Bassa Romagna e ha come obiettivo il contrasto delle solitudini involontarie specie nella popolazione anziana. La “compagnia telefonica” segue un elenco indicato dai servizi sociali del comune di Lugo, e crea un legame non più solo emergenziale, bensì strutturale, cadenzato, continuo, per dedicare ai destinatari un ascolto, un conforto, un’attenzione tutta particolare. Un’attività che arricchisce in modo significativo entrambi i protagonisti di questo contatto, chi chiama e chi riceve la telefonata. Gabriella e Lucia, le volontarie Auser che si occupano delle telefonate agli anziani soli, definiscono l’esperienza come “emozionante e coinvolgente”.
“Si è partiti dalla constatazione di un’utenza sempre più disorientata, per cercare di costruire un’interazione tesa a superare insieme smarrimento e paura – spiega Carla Bergami, dell’Auser di Lugo -. Spesso l’unica compagnia per chi è solo è la televisione, che spesso alimenta e amplifica terrore e ansia. Allora la risposta parte da un’altra semplice modalità tecnologica, alla portata di tutti: il telefono. L’attività che abbiamo avviato permette uno scambio di opinioni, di riflessioni sul passato e sul presente, di indicazioni utili a entrambi i protagonisti.
Inoltre, il progetto sfocia nell’orientamento verso i servizi presenti sul territorio: rendendo il volontario una sorta di intermediario fra la persona chiamata e i servizi stessi, concretizzato nella rendicontazione alle assistenti sociali dell’aggiornamento delle situazioni di fragilità e vantaggio, che in questo modo sono oggetto di un monitoraggio discreto e vantaggioso”.