“I patti territoriali tra le associazioni degli inquilini e quelle dei proprietari, per la determinazione dei canoni abitativi, siglati nel gennaio del 2018 debbono essere rinnovati. Lo prescrivono la legge 431/98 e il DM del 16/01/2017. Ci duole dirlo, ma il dialogo con le associazioni dell’inquilinato è ad un punto morto e questo per la mancanza di disponibilità delle stesse ad un confronto serio che tenga conto della legge e dei cambiamenti sociali ed economici avvenuti.
Diversi i contenuti dell’accordo legati alla determinazione dei canoni che vanno rivisti, come la premialità per una miglior resa energetica degli alloggi, il deposito cauzionale, i parametri migliorativi, ma anche l’adeguamento ISTAT delle tabelle ai valori attuali. Riteniamo che le ragioni che spingono le associazioni degli inquilini a rifiutare ogni adeguamento siano di natura puramente ideologica e contro gli stessi interessi dei loro rappresentati. Non è vero infatti che mantenendo canoni concordati ai livelli del 2017 si fa un favore all’inquilino. E’ esattamente il contrario! Oggi anziché utilizzare i concordati che pur consentono un’IMU agevolata e una tassazione del 10%, diventa preferibile ricorrere a un canone libero, anche se a tassazione più alta, perché ragionevolmente più conveniente, o rivolgersi al mercato turistico ed alle offerte online. Riteniamo quindi che rinnovare i patti territoriali rappresenti una priorità per evitare l’uscita della proprietà immobiliare dal mercato per le famiglie”.
Confedilizia, Asppi, Uppi, Appc, Confabitare