Sarà il pittore torinese Daniele Galliano ad aprire mercoledì 20 marzo alle 18 nella sala del Mosaico della biblioteca Classense il primo, nuovo capitolo di “Ascoltare Bellezza” 2019.
L’opera si intitola Anything ed è unacrilico e olio su tela di cm 200 x 310.
Oltre all’ artista saranno presenti l’assessora alla Cultura Elsa Signorino e il direttore della biblioteca Classense, Maurizio Tarantino.
“E’ un grande piacere salutare il nuovo capitolo di “Ascoltare Bellezza” con l’artista piemontese Daniele Galliano – dichiara l’assessora Signorino – uno dei più interessanti pittori contemporanei che, affascinato dallo splendore del pavimento musivo della sala del Mosaico, ha voluto condividere questo inedito dialogo di arte e di vita presentando un grande dipinto legato ai temi della vita moderna. Un’opera che, muovendo da temi e figure che appartengono al nostro immaginario, ormai consolidato, li trascende con l’intenzione di dare nuova forza e universale speranza”.
Daniele Galliano nasce a Pinerolo il 15 aprile 1961. Autodidatta di formazione, comincia ad esporre a Torino, dove vive e lavora, all’inizio degli Anni 90, conquistandosi velocemente un posto di rilievo all’interno della nuova scena pittorica italiana. Il suo “realismo fotografico”, le sue immagini di luoghi e persone, cominciano ben presto a farsi notare oltre i nostri confini, e gli consentono di partecipare ad importanti personali e collettive in Europa, Asia e negli Stati Uniti. Galliano inoltre è uno dei rari i protagonisti dell’arte italiana ad essere conosciuto anche da un pubblico più ampio di quello agli addetti ai lavori e numerose sono state in questi anni le collaborazioni con musicisti, registi e scrittori.
A conclusione del momento inaugurale, nel Chiostro della biblioteca Classense, verrà offerto un buffet di saluto.
La scelta di mercoledì 20 marzo per inaugurare questo momento d’arte è legata al giorno dell’equinozio di primavera che quest’anno cade esattamente in questa giornata, quando la durata del giorno è perfettamente uguale a quella della notte. Questo fenomeno, come in un momento di raccoglimento, ogni giorno dell’inizio della stagione,si apre con un omaggio alla natura attraverso l’arte. Per questo, in ogni solstizio o equinozio, nella sala del Mosaico della biblioteca Classense (il cui pavimento è una meravigliosa opera del VI secolo d.c che riluce di storia) viene presentato in parete un apposito intervento d’arte. In quest’anno 2019, per la seconda volta, quattro artisti contemporanei, quattro importanti pittori italiani, salutano l’arrivo delle stagioni con una grande opera per questo spazio straordinario: Daniele Galliano mercoledì 20 marzo; Nanni Balestrini giovedì 20 giugno; Arnold Mario Dall’O’ domenica 22 settembre e Nicola Samorì sabato 21 dicembre.
Ogni mostra resterà visibile per 60 giorni.
Orari : domenica e feriali dalle 14 alle 18.
L’ingresso è libero.
Ascoltare bellezza è un progetto promosso dall’assessorato alla Cultura/Istituzione bblioteca Classense e curato da Paolo Trioschi.
Per informazioni: 0544/482116
La sala del Mosaico in biblioteca Classense
In questa grande sala si conserva il mosaico pavimentale qui collocato fin dalla fine dell’Ottocento, quando questo spazio faceva parte della Pinacoteca, dell’Accademia di Belle Arti, allora situata al piano terreno della Classense. Il mosaico si compone di tre pannelli con decorazioni differenti e fu rinvenuto nel 1875 nell’area di Classe, nelle vicinanze dalla Basilica di Sant’Apollinare in Classe. Le opinioni degli archeologi su quest’opera non sono concordi: qualcuno sostiene che i pannelli provengano da una domus romana presente in quell’area prima della costruzione delle chiese paleocristiane del V-VI sec. L’ipotesi più probabile, però, assegna il pavimento alla Basilica dedicata a Probo, (Basilica Beati Probo) e in particolare alla seconda fase della basilica, relativa ad una ristrutturazione da parte dell’arcivescovo Massimiano, testimoniata dallo storico Agnello. In quell’occasione Massimiano vi fece portare le reliquie del beato Probo, dal quale deriva anche il nome dato all’edificio.
La basilica doveva avere un ruolo importante poiché viene ricordata da molti storici, anche in epoca antica: si tratta forse della più antica cattedrale di Ravenna, usata per celebrare la messa solenne in particolari festività religiose. Dopo il ritrovamento, i mosaici vennero composti in questo ambiente tra il 1889 e il 1890 sotto la direzione di Gaetano Savini (1850-1917), pittore, decoratore e docente dell’Accademia di Belle Arti. Il mosaico si può far risalire ai maestri di origine orientale, vista la raffinatezza dello stile e l’uso di simboli molto diffusi in Africa e in Oriente (il pavone, l’ottagono, la vite); nel complesso si tratta del più elegante mosaico pavimentale ritrovato in area ravennate. I simboli usati riconducono ai temi religiosi di Cristo (vite), della resurrezione e della vita eterna (pavone), confermando l’ipotesi che si tratti di un pavimento in origine destinato ad un luogo sacro. Proprio il pavone avvince e colpisce l’occhio del visitatore. Nella dimensione spirituale occidentale il pavone allude alla totalità poiché riunisce tutti i colori dell’iride nel ventaglio della sua coda spiegata, ciò indica anche lo spiegamento cosmico dello spirito. Quest’uccello richiama l’identità sostanziale di tutte le manifestazioni, ma nello stesso tempo la loro fragilità, poiché esse appaiono e scompaiono così rapidamente come il pavone mostra la ruota e la richiude, e nei colori cangianti del suo piumaggio. Il pavone è simbolo della trasformazione in positivo di qualsiasi situazione negativa, poiché questi meravigliosi animali si cibano dei giovani cobra e dei serpenti velenosi, riuscendo ad ingerire i veleni senza risentirne.