Giovedì 13 febbraio a partire dalle ore 17.30 si terrà presso la Galleria dei Cento Pacifici a Faenza, la presentazione di “Arcadia di faïence”, volume dedicato al pavimento della Cappella di Palazzo Ferniani, realizzato dalla Fabbrica Ferniani a metà del Settecento. L’opera, curata da Carmen Ravanelli Guidotti, edita da La Mandragola, pone in evidenza i fermenti culturali dell’epoca e rappresenta un importante contributo alla conoscenza e divulgazione di un autentico capodopera rimasto immeritatamente per lungo tempo nell’ombra. CLAI, Cooperativa Lavoratori Agricoli Imolesi ha creduto sin da subito nel progetto, sostenendo la ricerca e la realizzazione di questa importante pubblicazione al fine di valorizzare il patrimonio storico-culturale del territorio, sorgente ricchissima di valori, storia, tradizioni e sapienza artistica.
“Faenza ha dato all’arte ceramica, nel corso dei secoli, esempi di grande qualità e innovazione di gusto, talvolta non sufficientemente conosciuti, studiati o valutati nel quadro più generale della cultura peninsulare – spiega Carmen Ravanelli Guidotti, autrice del saggio “Arcadia di faïence”- Il presente lavoro intende dedicare pagine inedite al pavimento della cappella di palazzo Ferniani a Faenza, per farlo conoscere nella sua rara qualità artistica ed altresì per dare risalto con esso ai progressi e ai traguardi del ’700 faentino, feconda premessa alla più nota e celebrata stagione neoclassica”.
“Le splendide maioliche dei mattoni figurati illustrati nel catalogo si rivelano in tutto il loro valore attraverso gli studi, la competenza e la passione dell’autrice Carmen Ravanelli Guidotti, a cui va un profondo ringraziamento della comunità faentina – commenta Giovanni Bettini, presidente CLAI –. Faenza è detentrice di un patrimonio di formidabile valore. Questa iniziativa, oltre a riaffermare la città come importante centro di produzione creativa nel contesto internazionale, aiuta i cittadini a riscoprire le proprie radici e riappropriarsi della cultura. La storia di CLAI è basata su un legame strettissimo col territorio e le persone; contribuire alla valorizzazione dell’identità territoriale della comunità di appartenenza significa per noi rendere ragione di una grande responsabilità che, prima ancora che economica, è sociale.”
La vasta materia messa a disposizione dall’argomento ha reso necessario suddividere il volume in due parti, una saggistica ed una catalografica. La prima parte fornisce ai lettori un opportuno quadro documentario contestuale e si apre con una memoria di Anna Maria Ferniani e Giovanni Ferniani; seguono contributi di Lucio Donati, Marcella Vitali e Valentina Mazzotti, che si concludono con un ampio studio della curatrice in cui si analizzano aspetti utili alla lettura complessiva del pavimento: la tipologia, la datazione, gli autori del pavimento stesso e il repertorio figurativo, teatro di amabili delizie arcadiche. La seconda parte del volume è esclusivamente riservata al catalogo dei mattoni figurati, spettacolare antologia di temi popolari e non.
Il catalogo del pavimento
Il repertorio si basa su mattoni figurati incastonati ad altri, con trama decorativa ripetitiva, decorati “a rocaille”. La rassegna dei mattoni figurati è organizzata per soggetti. A partire da singole figure femminili, dotate di grazia leggera, seguite da figure maschili, raffigurate negli abiti del tempo, a volte fornite di strumenti musicali o di implicita valenza allegorica. Un piccolo gruppo tramanda figure ispirate al classicismo con fauni, Eros, Bacco, figure paludate “all’antica” o in posa oratoria. Alcuni mattoni propongono come protagonisti animali, che talvolta si mostrano colloquianti tra loro lasciando sottintendere un valore moraleggiante, altri ritraggono coppie di putti, in molteplici pose talvolta affiancati dall’aquila, a evocare la figura araldica dello stemma Ferniani, o abbinati ad una figura femminile o ad animali.
“Nel complesso – scrive la curatrice – si tratta di un repertorio che dai primi del ‘700 ha abbracciato nuove tendenze dotate di una vitalità estetica briosa, capace di trasmettere una visione lietamente immersa in una amena natura agrestis contemporaneamente espressa dalla pittura locale, in cui in una vita ideale trovano posto seducenti allegorie delle stagioni, fauni, “boscarezze”, “pastorellerie” e “caccine”: un’ammaliante illusione rococò, sospesa tra realtà e fantasia, è questo magnifico tappeto ceramico dunque, che l’arte della maiolica, forte della sua materia incorruttibile, continua a consegnarci intatto nel tempo”.