Davanti all’assessore regionale Simona Caselli le coop braccianti della provincia di Ravenna hanno presentato il loro report, con numeri che ne fanno il primo gruppo di aziende agricole d’Europa. «Continuiamo a investire, ma ora servono scelte politiche precise in Europa».
Coltivano il 10% della superficie agricola della provincia di Ravenna, quasi 12mila ettari, e danno lavoro a 620 persone, di cui 431 socie, con ricavi per 41 milioni di euro: cifre che portano il sistema delle 7 Cooperative Agricole Braccianti di Ravenna a qualificarsi come il principale gruppo di aziende agricole del Paese.
Il report annuale delle loro attività, presentato a oltre 100 persone ieri alla Fattoria Guiccioli a Mandriole, ha confermato l’aumento della capacità produttiva e di alcune vocazioni strategiche, tra cui quella sementiera e quella biologica, alla presenza dell’assessore regionale Simona Caselli e del presidente della Provincia, Michele De Pascale, che ha ricordato l’importanza identitaria di questo mondo per Ravenna.
Le CAB stanno puntando su biologico (giunto al 17,4% dei terreni). Si riduce la quota di contributi PAC, in particolare per la produzione integrata, mentre si punta sul benessere animale, il biologico, le rinaturalizzazioni, l’agricoltura di precisione, l’energia verde. In stalla intanto sono entrati i robot, mentre le macchine si guidano con il satellite.
«Vogliamo diventare un distretto per l’apprendimento e l’innovazione, con le cooperative della filiera agroalimentare romagnola, i centri di ricerca, le università, le istituzioni», ha detto il responsabile agroalimentare di Legacoop Romagna, Stefano Patrizi, commentando i dati elaborati da Federcoop Romagna. «Il problema è che le scelte politiche fondamentali non passano più dagli stati, l’appello alle forze associative democratiche è creare aggregazioni internazionali, almeno di livello almeno europeo: il livello attuale non basta più, bisogna fare uno scatto». Parole raccolte dall’assessore Caselli. «Non dovete passare per latifondisti, la vostra proprietà è indivisibile e gestita da centinaia di soci. Ci impegniamo a spiegare questo concetto a Bruxelles».
La Regione negli anni ha intensificato i rapporti con le altre regioni della UE, anche perché su un sistema fortemente vocato all’export pende la spada di Damocle della nuova PAC, «la PAC del 2020, che potrebbe portare solo in Emilia-Romagna 300 milioni di euro in meno su 1,2 miliardi totali: cosa dice il governo su questo?». Togliere risorse all’agricoltura? Sarebbe insensato, ha spiegato l’economista Roberto Fanfani nel suo intervento, visto che in questi anni il sistema agroalimentare ha retto e ha contrastato la deindustrializzazione del paese. E se il sistema cooperativo è stato cambiato soprattutto dai giovani, ha chiarito lo storico Tito Menzani, è necessario reagire, come dimostrato dal professore finlandese Panu Kalmi, alla scomparsa dai testi scolastici del modello cooperativo. Bene quindi la scelta delle CAB di formare i nuovi soci, ma non basta: servono investimenti di tutte le coop.. Perché nessuno ha mai pensato a un film sulla vita di Nullo Baldini?».
«Le CAB già contribuiscono con la loro manutenzione a contrastare i cambiamenti climatici. Ora serve un nuovo patto strategico tra le nostre filiere e la Regione», ha concluso il presidente di Legacoop Romagna, Guglielmo Russo. «Dobbiamo ragionare sulla massa critica: 600 lavoratori e quasi 12mila ettari coltivati, ma per competere in Europa non basta: bisogna ragione su una ripresa delle aggregazioni a livello nazionale ed europeo.